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Un giorno all'improvviso

Regia di Ciro D'Emilio vedi scheda film

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La recensione su Un giorno all'improvviso

di supadany
6 stelle

Venezia 75 – Orizzonti.

L’adolescenza è inconfutabilmente un periodo complicato, ma anche pieno di scoperte e occasioni per incontrare nuove forme di felicità, guardandosi attorno con uno sguardo curioso senza dover ragionare come un adulto formato. Per lo meno, così dovrebbe essere, purtroppo non tutti hanno le stesse opportunità e un ragazzo che cresce in una contingenza traballante, è costretto a bruciare le tappe se non vuole finire al tappeto, crescendo prima del tempo con conseguenti mancanze formative.

Antonio (Giampiero De Concilio) è un ragazzo di sedici anni e mezzo, che vive insieme a sua madre Miriam (Anna Foglietta) in una cittadina della provincia campana, senza avere mai usufruito della guida di una figura paterna. Mentre lei è tanto affettuosa quanto autodistruttiva, suo figlio ha abbandonato precocemente gli studi per fare qualche lavoretto e sogna di diventare un calciatore professionista.

Sulle loro teste incombono i servizi sociali, che monitorano da vicino una situazione in bilico, considerando Miriam pericolosa e inadatta a ricoprire il ruolo di madre, mentre Antonio individua nel calcio la grande occasione da non lasciarsi sfuggire per cambiare finalmente vita. Ovviamente, insieme a sua madre.

 

Anna Foglietta, Giampiero De Concilio

Un giorno all'improvviso (2018): Anna Foglietta, Giampiero De Concilio

 

Un giorno all’improvviso è l’opera prima di Ciro D’Emilio, un piccolo film piuttosto curato, incentrato su un rapporto rovesciato tra madre e figlio, con quest’ultimo che cerca di non far affondare una nave che imbarca acqua da tutte le parti, rivestendo a tutti gli effetti il ruolo del responsabile di casa.

Una situazione difficile, che richiama in causa il desiderio di un riscatto sociale, con gli anni teoricamente felici, trasformati in una prova che non concede il tempo per piangersi addosso. Contemporaneamente, all’orizzonte c’è il sogno di diventare un calciatore, un approdo che consentirebbe di cambiare vita, lasciandosi alle spalle un paese senza niente di buono da offrire, soprattutto guardando le prospettive.

Quindi, la figura di Antonio è ben delineata, così come quella di Miriam colpisce per i lampi di dolcezza e ingovernabile compulsività, forte dell’interpretazione febbrile di una Anna Foglietta in gran spolvero.

Due personaggi incastrati in un limbo governato da preoccupazioni assortite, con la chimera di una vita normale che Ciro D’Emilio conduce in porto senza regalare inutili e illusorie favole.

Nel mezzo, non c’è sempre la medesima risolutezza e probabilmente i tempi stretti di lavorazione non hanno giovato, con alcuni elementi gestiti in tempi stretti (vedi il rapporto tra Antonio e una coetanea di cui è invaghito), ma le vicissitudini sfortunate di un giovane cresciuto prima del tempo, fanno breccia.

Acerbo, come può tranquillamente essere un’opera prima, e volonteroso, come un regista alla conquista del suo sogno.

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