Regia di Roberto Minervini vedi scheda film
Minervini è innamorato del sud degli Stati Uniti, quasi periferia geografica di un nord ricco e visto come centro di potere. Il sud è crogiuolo di razze, di Storia, di guerre e di lotte ma anche fermento sociale e culturale. Dopo il potentissimo "Louisiana" di due anni prima, 2015, ritratto desolante della "white trash" americana, Roberto ci tiene nel sud, fra New Orleans e il Mississippi, cercando di farci respirare l'aria segregazionista in cui ancora oggi vengono tenute certe comunità di afroamericani. Se il bianco e nero è usato benissimo e la qualità delle immagini è eccellente, non si può dire, purtroppo, dei contenuti, che seppure di sicuro interesse, sono sviluppati male e, sinceramente, il doc è lento e noioso, con dialoghi a volte ripetuti e troppo lunghi, tali da farlo durare due ore, che sono decisamente troppe: l'ora e mezza sarebbe stata perfetta. Un difetto non da poco, perché le storie che Minervini racconta sono spesso minimali, quasi private e, per quanto l'attenzione si sforzi, è inevitabile che dopo un po' subentri la noia. Più interessanti sono i momenti che riguardano i New Black Panthers, una forma di resistenza nera che si rifà a quella storica degli anni sessante e settanta, e che risultano un po' patetici, ma quantomeno danno una scossa al doc. La prima delusione, per quel che mi riguarda, davanti a una sua opera, lui che è un antropologo cinematografico di grande livello.
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