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La ballata di Buster Scruggs

Regia di Ethan Coen, Joel Coen vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La ballata di Buster Scruggs

di maurizio73
7 stelle

Tutto l'armamentario di auto-citazioni,di variazioni sul tema,di melodie già adattate alla bisogna di un uso parodistico sono l'orecchiabile corollario di un discorso sulle miserie umane filtrate attraverso la grottesca rappresentazione della loro assurdità e dell'inevitabile accalcarsi di ciascuno presso l'orlo sdrucciolevole della propria fossa.

Da un libro di vecchie storie della frontiera al tramonto: un pistolero canterino viene battuto da uno più bravo e più svelto di lui; un maldestro rapinatore di banca viene ingiustamente condannato per abigeato; il freak che recita in una compagnia teatrale ambulante non si può permettere défaillance; un anziano cercatore d'oro si scava la fossa da solo; una zitella diretta all'Ovest ha problemi con il cane ...di una pistola, un gruppo di viaggiatori male assortiti condivide una carrozza carontea.

 

 

All roads towards...sunset

 

La lunga ruminazione (un quarto di secolo) di questo film composito riflette tanto la versatilità cinefila dei fratelli americani quanto la singolarità di un progetto produttivo targato Annapurna - Mike Zoss - Netflix che ha trovato nell'uso digitale e nell'ambiguità del formato (i registi citano la tradizione della nostrana commedia a episodi ma sembrerebbero smentire che l'idea originale fosse quella di una miniserie televisiva western) tanto ostacolato dai transalpini con il veto a Netflix nel 2018 quanto premiato dalla concorrenza lagunare con L'Osella d'Oro. Insomma sulla carta una miscellanea di temi e storie che poteva risultare scontata e banale nelle mani di chiunque altro, si è trasformata nel vero e proprio manifesto poetico di chi ha sempre interpretato in maniera dissacrante lo spirito di competizione che anima il sogno americano ed ha indagato come pochi altri gli abissi di abiezione che si celano nei recessi della natura umana. Se i contributi tecnici (soprattutto fotografia e costumi) e artistici (pure un mito come Tom Waits alle prese con una ballata del cercatore dedicata alla Madre...Terra) sono di prim'ordine e non lasciano dubbi sulla qualità della confezione, è proprio la scrittura che nobilita una struttura del racconto che trova nel raccordo tematico e nella ricerca delle corrispondenze una continuità formale paradossalmente fatta di citazioni a briglia sciolta e siparietti godibilissimi; un ricapitolare per episodi i template iconici delle storie della frontiera tanto come ce le ha rimandate l'immaginario cinematografico di genere, idealmente racchiuse in un libro di avventure che ne sviluppa il soggetto e sarcasticamente introdotte da un trovatore fuorilegge che rappresenta la singolarità di una vicenda umana che lo accomuna ad altrettante vicende umane, tutte più o meno destinate ad una fine ingloriosa. Così se la simmetria che fa maliziosamente capolino qua e là tra i racconti (la mano del morto che non viene giocata rivela un timore fatalista smentito dalla teoria probabilistica del francese in carrozza; un vecchio dato per spacciato, spaccia il suo giovane rapinatore; lo stesso classico attacco indiano può avere risultati diversi e imprevisti, etc...) sembrerebbe corroborare una ingenua fiducia nella reversibilità (interscambiabilità) delle storie personali (un pistolero canterino all'inizio del racconto ne sostituisce, temporaneamente s'intende, un altro) è in realtà la loro unicità legati agli accidenti del caso a decretarne la sorte ("L'incertezza... è necessaria in molte cose di questo mondo. Guardare avanti è l'unica certezza che abbiamo....Strait is the gate and hard is the way."), pur mantenendo il comun denominatore di quell'oscuro presentimento di morte che immancabilmente e ironicamente trova il suo bizzarro modo di realizzarsi e che riecheggia nel simbolico finale di un funereo approdo acheronteo. Così tutto il sottile armamentario di citazioni e autocitazioni, di coincidenze e variazioni sul tema, di struggenti melodie già adattate alla bisogna di un uso parodistico (Little Joe, the Wrangler già storpiata dall'Angelo Azzurro in Destry Rides Again, The Street of Laredo, The Sash My Father Wore, Cool Water) sono l'orecchiabile corollario di un discorso sulla realtà di miserie umane filtrate attraverso la grottesca rappresentazione della loro assurdità e dell'inevitabile accalcarsi di ciascuno presso l'orlo sdrucciolevole della propria fossa. Presentato in anteprima in concorso alla 75ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia 2018 (migliore sceneggiatura), raccoglie tre nomination agli Oscar (canzone originale, costumi e sceneggiatura) ed uno ai BAFTA (costumi). 

 

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