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Il Signor Diavolo

Regia di Pupi Avati vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il Signor Diavolo

di Furetto60
6 stelle

Buon horror del maestro Avati, anche se la storia è molto contorta,ottimi gli attori,perlopiù volti noti e cari al regista bolognese.

Incipit da horror gotico, una culla e dentro un neonato, un ragazzo deforme si avvicina e con una dentatura da verro inferocito, sbrana la creatura. Siamo nel 1952 nel paesino di Lio Piccolo, nella laguna veneziana, un minore, Emilio Vestri Musy è stato ucciso dall’amico e coetaneo Carlo Mongiorgi, il movente dichiarato è che voleva vendicare la morte dell’amico Paolino, causata a suo dire dal “ragazzo indemoniato” e liberare cosi la comunità, da un essere pericoloso e maledetto. A svolgere l’indagine è chiamato il funzionario del Ministero di Grazia e Giustizia, Furio Momentè inviato da Roma. La faccenda è delicata perché la madre della vittima, persona di spicco e  molto potente aveva appoggiato la maggioranza politica, ma a seguito di questo evento  aveva cambiato opinione ritenendo, anche se indirettamente, responsabili del delitto, esponenti del clero e schierandosi apertamente contro la chiesa e quindi  anche contro il governo a forte trazione cattolica. Sul treno Momentè legge gli atti del processo: il bambino assassinato aveva un volto deforme e un'inquietante dentatura da maiale, aspetto che aveva alimentato le dicerie paesane, secondo cui fosse frutto di una rivoltante  copula  tra la nobile madre e un suino selvatico, viene anche a conoscenza delle voci sulla morte della sorellina neonata, presumibilmente uccisa a morsi dal fratello geloso.
Quando in circostanze misteriose muore  Paolino,  in realtà ucciso da una malattia, per il paese invece si è trattata di una stregoneria perpetrata da Emilio, dopo di lui resta ucciso  anche il papà di Carlo, per questa ragione, il giovane in preda alla rabbia, aveva ucciso a colpi di fionda Emilio, credendolo il "Signor Diavolo” per citare Gino. Momentè apprende nuovi elementi, rivelati dalla deposizione dalla mamma di Emilio, in cui Ella spiega che la deformità di suo figlio, era dovuta a diversi interventi chirurgici e sedute di elettroshock, cui era stato sottoposto, per curare tra l’altro anche l'epilessia da cui era affetto e che la sorellina, malata dalla nascita, era morta per cause naturali. Momentè giunge quindi a Venezia e, mentre investiga, incontra di volta in volta i protagonisti della vicenda, ognuno dei quali racconta la propria verità. Davvero contorta la vicenda raccontata da Pupi Avati, che richiede una lettura “tra le righe”. Il nocciolo della storia ruota attorno alla figura di Emilio il ragazzino che la vulgata di paese considera  "figlio di un diavolo”.La chiesa nella persona del sagrestano, vera anima nera, ha interesse ad alimentare come spesso ha fatto in passato, queste superstizioni popolari, per mantenere la propria autorità tra i cristiani e tenerli sotto il giogo dell’ignoranza, specie in un piccolo centro come Lio Piccolo, ma intanto il partito di matrice cattolica, rischia di perdere i  voti, garantiti in Veneto, dalla potente famiglia di Clara Vestri Musy, madre di Emilio. Quando durante il catechismo, un bambino si rivolge al sacrestano Gino affermando che il padre non crede al diavolo, il sacrestano replica narrando una storia paurosa di un diavolo emerso dalle viscere dell’inferno e li di nuovo sprofondato e mandando iatture contro il padre, in realtà è proprio lui Gino,l’incarnazione del male. E' sempre lui a spingere Emilio a comportamenti peccaminosi, lo confida, proprio suor Dolores, la cugina di Carlo Mongiorgi. La morte improvvisa e inspiegabile dell'amico Paolino spinge Carlo, plagiato da Gino a un sacrilegio: dare un'ostia consacrata in pasto a un maiale, per ottenere la sua resurrezione. Carlo nelle mani diaboliche di Gino il sacrestano, diventa ideale pedina per l'eliminazione di Emilio, peraltro inevitabile, perché se avesse continuato a vivere, molti avrebbero capito che "il diavolo" in realtà era solamente una persona malata affetta da disabilità fisica e pischica. Anche Furio Momentè diventa scomodo quando scopre  che il cadavere della sorellina di Emilio era perfettamente integro. Pupi Avati a ottanta  anni suonati torna alle atmosfere horror, con risultati non disprezzabili, anche se la storia è un po’ cervellotica, però i volti sono giusti, a cominciare dal funzionario ministeriale Furio Momenté interpretato da 
Gabriel Lo Giudice e dal giovanissimo Filippo Franchini, ma funzionano bene anche i veterani Lino Capolicchio e Gianni Cavina e un’inquietante Chiara Caselli,con le calze sempre smagliate e tanti comprimari e comparse. Anche i luoghi sono ben caratterizzati, e la fotografia di Cesare Bastelli è livida quanto serve per suscitare tensione e il giusto climax.

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