Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Tardivo e non del tutto riuscito ritorno al cosiddetto "gotico padano" da parte del maestro Pupi Avati, che però non ha nè il ritmo nè il fascino perverso di uno dei suoi grandi classici come "La casa dalle finestre che ridono". Qui le vicende legate ad un omicidio di provincia (mascherato da esoterismo ed influenze sataniche) si trascina stancamente per buona parte del film, salvo trovare un guizzo nel buon finale. Dialoghi spesso ai limiti della comprensione, vecchie glorie dei film di Avati (da compianti Cavina e Capolicchio fino ad Haber ed Andrea Roncato), atmosfere che di gotico hanno solo la patina: un film altalenante che, in mano ad un altro regista, sarebbe stato accettabile ma che dal buon Pupi risulta un mezzo passo falso nella sua comunque straordinaria e lunga carriera.
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