Autunno 1952. Nel nord est dell'Italia è in corso l'istruttoria di un processo sull'omicidio di un adolescente, considerato dalla fantasia popolare indemoniato. Furio Momentè, ispettore del Ministero, parte per Venezia leggendo i verbali degli interrogatori. Carlo, l'omicida, è un quattordicenne che ha per amico Paolino. La loro vita è serena fino all'arrivo di Emilio, un essere deforme figlio unico di una possidente terriera che avrebbe sbranato a morsi la sorellina. Paolino, per farsi bello, lo umilia pubblicamente suscitando la sua ira: Emilio, furioso, mette in mostra una dentatura da fiera. Durante la cerimonia delle Prime Comunioni, Paolino nel momento di ricevere l'ostia, viene spintonato da Emilio. La particola cade al suolo costringendo Paolino a pestarla. Di qui l'inizio di una serie di eventi sconvolgenti.
Mah, sarà anche Pupi Avati, ma a me non è piaciuto. Troppo di maniera e inconcludente, confuso. Ma sono prevenuto sui film che parlano di diavoli, lo ammetto.
Ma per favore, Pupi, vabbè che è fantasia, ma documentati meglio prima di proporre incongruenze gossolane... il prete che stacca col coltello l'osta dal piede di Paolino, contro le prescrizioni dei canoni dell messale romano; i genitori che invece di portare il ragazzo dal prete lo portano da una suora... studia, capra, come direbbe Sgarbi!
Fuori tempo massimo, memore delle atmosfere degli anni '70, Pupi Avati rincorre una trama incomprensibile, derivata rimaneggiando un suo romanzo, senza la convinzione di fare paura: è il primo a non credere in ciò che fa e l'opera diventa un guazzabuglio senza senso, patinato e dal finale inutilmente ambiguo. Illogico.
Solo ambientazione e fotografia si salvano in un guazzabuglio senza senso e con un finale concepito per stupire (e infastidire) ma fuori da ogni logica.
Il mio cuore batte forte per il Cinema di Pupi Avati, se poi incontra l'horror vado in estasi. Horror che non si lascia spegnere, che il disagio te lo cuce addosso. Esteticamente superbo, narrativamente potente e a livello di storia una mazzata sullo stomaco non da poco. Splendido ma non credo lo rivedrò più: il finale mi dà ancora i brividi.
Girato con maestria e con attori perfettamente nel ruolo, ripropone sapientemente il folclore locale denso di superstizioni e paure ancestrali tipiche della cultura rurale isolata e confusamente soggiocata da una religione popolare che ha mantenuto occultamente tratti pagani. Le ripercussioni possono essere gravi, e il protagonista lo scoprirà ...
Ii profondo Veneto come la profonda Emilia, realtà quasi fuori dal tempo, nella cui immersione si diventa prigionieri come di una cappa opprimente e di orrore ancestrale indefinibile. Lo spaesamento di Furio Momentè non è differente da quello di Stefano della Casa dalle finestre che ridono.
Riuscito ritorno al gotico di Avati che torna a trattare l’affascinante tema della superstizione e dell’influenza nefasta della religione. Il rapporto fra chiesa e raziocinio è la base solida di questo piccolo gioiellino tecnicamente perfetto che, per l’ambientazione provinciale, rimanda alle atmosfere cupe e sinistre del suo capolavoro del 1976.
Ritorno del grande Pupi Avati ad atmosfere gotiche ed horror. Ancora una volta la religione - e la Chiesa con i suoi segreti - sta alla base di un racconto di paura molto ben scritto e interpretato.
Si rimane lontani da "La casa dalle finestre che ridono" e "Zeder". Più vicino a "L'arcano incantatore", per stile di regia e assonanze narrative. Ma è sempre un piacere vedere questi horror "rurali" di Pupi Avati, capace di far parlare mondi differenti attraverso la forza evocatrice del mistero. Quello che si annida dentro le tradizioni popolari.
Ritorno deludente di Avati al gotico felliniano, ambientato, stavolta, in laguna. Gli orrori della "cultura contadina" ben si prestano ad una storia vagamente paranormale, dove la cupa alterigia del potere clericale ottunde tutto, e rende le risate sempre mostruose o malate, ed i rarissimi sorrisi sempre ingenui. Grandi Cavina e la Caselli. Voto 6.
Dimentichiamoci i grandi capolavori avatiani del passato,questo film non raggiunge quei livelli....comunque e' pur sempre dignitoso e le atmosfere padane sono attinenti all'opera.Sufficente...e qualcosa di piu'....
pensavo meglio, devo confessare
che sono un pò deluso..
le ambientazioni, la regia, la consecutio temporum, ok,
(alcune chicche erotiche da menzionare)
ma il resto non mi ha entusiasmato..
la recitazione non sempre al top e a volte poco credibile,
la trama è illogica e il finale inspiegato e inspiegabile..
non ho capito..
Atmosfere cupe e inquietanti, un buon pugno di attori e tutta la suggestione visiva di una provincia primordiale e intessuta di superstizioni per un thriller che sfiora qua e là l'horror, mantenendo viva una tensione sottile.
Un giovane funzionario romano viene mandato in un paese della provincia veneta per investigare sulla tragica morte di un adoles a opera di un coetaneo che dice di aver visto in lei il diavolo. Pupi Avati torna all'horror circondandosi di volti noti del suo cinema che compaiono come guest star.
Ma i veneti, d**can, parlan così? Poi nei primi anni 50, quando molti dei personaggi verosimilmente non avrebbero manco saputo l’italiano…. Se non si voleva fare un film sottotitolato si poteva almeno pretendere dagli attori che recitassero con l’accento veneziano. A parte questo, non fa paura.
Non è comunque un horror... termine improprio per un’opera al nero che attinge alle fonti popolari della cultura veneta! Splendide le location cariche di un’atmosfera inquietante e cupa, attori ben diretti, ottima Chiara Caselli. Eccellente!
In un’atmosfera densa di sinistri depistaggi e superstizioni contadine si snoda questa lugubre vicenda in cui il Male assume sembianze inaspettate. Fotografia impeccabile. Personaggi splendidamente grotteschi e come attraversati da un perenne stato febbrile. Un gotico padano con interessanti implicazioni politiche e religiose. Magicamente cupo. 9
1952. L'ispettore del ministero Furio Momentè (Gabriel Lo Giudice), al fine di indagare, viene segretamente inviato in una località veneziana teatro di un misterioso fatto di sangue: l'omicidio di un minorenne compiuto da Carlo (Filippo Franchini). Dai verbali degli interrogatori emerge che il piccolo Carlo ha agito suggestionato da dicerie popolari e da… leggi tutto
Incipit da horror gotico, una culla e dentro un neonato, un ragazzo deforme si avvicina e con una dentatura da verro inferocito, sbrana la creatura. Siamo nel 1952 nel paesino di Lio Piccolo, nella laguna veneziana, un minore, Emilio Vestri Musy è stato ucciso dall’amico e coetaneo Carlo Mongiorgi, il movente dichiarato è che voleva vendicare la morte… leggi tutto
Ma i veneti, d**can, parlan così? Poi nei primi anni 50, quando molti dei personaggi verosimilmente non avrebbero manco saputo l’italiano…. Se non si voleva fare un film sottotitolato si poteva almeno pretendere dagli attori che recitassero con l’accento veneziano. Invece, a parte Chiara Caselli, tutti a parlare con dizione ita-standard, quando non affiora addirittura… leggi tutto
Checché ne dicano i suoi amici(nel senso di Avati) e gli assurdi groupie da social, è un film che riesce a conferire un nuovo significato al termine di orrendo, addirittura viene da fare un inevitabile parallelo con il livello degli ultimi Argento, da 28 anni ad ora. Un Avati bollito e senile, o forse ormai completamente pazzo, e parimenti uguale al già citato se…
Selezione strettamente personale dei migliori film horror che ho guardato nel corso della mia vita (non sono in ordine di preferenza).
Playlist in continuo aggiornamente....
Autunno 1952, Furio Momentè, giovane ispettore del Ministero di Grazia e Giustizia, viene inviato segretamente a Venezia per evitare la deposizione di un prete e di una suora nel caso di un omicidio che ha del sovrannaturale. Le indagini dell’uomo si rivelano torbide e difficili, costellate da fatti oscuri.
Cinquant’anni dopo, Pupi Avati, torna all’horror o…
Tardivo e non del tutto riuscito ritorno al cosiddetto "gotico padano" da parte del maestro Pupi Avati, che però non ha nè il ritmo nè il fascino perverso di uno dei suoi grandi classici come "La casa dalle finestre che ridono". Qui le vicende legate ad un omicidio di provincia (mascherato da esoterismo ed influenze sataniche) si trascina stancamente per buona parte del…
Gotico rurale di pregevole fattura che riporta Pupi Avati ai fasti del genere degli anni settanta. Tratto da un romanzo del medesimo regista, Il Signor Diavolo è un horror alla Zeder, portato avanti con una struttura da thriller. Notevole in alcuni punti e affascinante per il suo proporre una sorta di uomo-bestia che ricorda gli esseri protagonisti della letteratura fantastica…
L'angolo del libro / 9
I due volti del terrore - La narrativa horror sul grande schermo (*****) di Michele Tetro e Roberto Azzara / Odoya
"Col sopravvenire della parola i…
Nel Veneto lagunare del secondo dopoguerra , un timido ispettore del Ministero di Giustizia deve indagare con discrezione sulla morte di un ragazzino considerato incarnazione del demonio ... Pupi Avati prova a tornare al horror padano delle origini . Il risultato non è a quei livelli , ma questa rimane comunque una pellicola più che dignitosa , che piace per le povere atmosfere…
Pupi Avati torna alle ambientazioni che gli sono più congeniali, quelle del piccolo centro contadino pregno di superstizioni e pregiudizi; lì i suoi contrasti tra la natura umana e le storie che ama narrare esaltano maggiormente le tonalità esoteriche e, per altri versi, bestiali. In questa bella pellicola, poi, il regista bolognese innesta anche tematiche politiche e…
1952. L'ispettore del ministero Furio Momentè (Gabriel Lo Giudice), al fine di indagare, viene segretamente inviato in una località veneziana teatro di un misterioso fatto di sangue: l'omicidio di un minorenne compiuto da Carlo (Filippo Franchini). Dai verbali degli interrogatori emerge che il piccolo Carlo ha agito suggestionato da dicerie popolari e da…
Un giovane funzionario si dirige in un piccolo paese per indagare sulla morte di un ragazzino per mano del coetaneo, tra strane scoperte ed incoerenti analessi la vicenda sfocerà nel sovrannaturale.
Pupi Avati ci ha abituati al suo cinema altalenante, spesso imperfetto, un cinema che però ha saputo affermarsi rendendolo a tutt’oggi una delle autorità…
La storia è ingarbugliata ma è ampiamente riscattata dall’ordine quasi matematico con cui vengono ricostruiti e raccontati gli eventi da Pupi Avati che qui sembra procedere sempre in avanti nella raccolta di elementi atti a chiarire le vicende e sciogliere così tutti i dubbi che progressivamente si sono accumulati, al fine di approdare a una conclusione certa, anche…
Incipit da horror gotico, una culla e dentro un neonato, un ragazzo deforme si avvicina e con una dentatura da verro inferocito, sbrana la creatura. Siamo nel 1952 nel paesino di Lio Piccolo, nella laguna veneziana, un minore, Emilio Vestri Musy è stato ucciso dall’amico e coetaneo Carlo Mongiorgi, il movente dichiarato è che voleva vendicare la morte…
Veneto, anni '50. Un atroce ed anomalo delitto scuote il paese di Lio Piccolo. Un giovane adolescente, Carlo, uccide con un colpo di fionda Emilio, un altro ragazzo il cui aspetto fisico è reso sgradevole da alcune malformazioni, credendolo il diavolo; il "Signor Diavolo", secondo la definizione che dà del maligno Gino, il sacrestano del paese, ritenuto, insieme ad una suora,…
1952, in un paesino delle campagne venete arriva un ispettore per indagare su un ragazzino che ha ucciso un coetaneo ritenendolo il diavolo. Pian piano che l’uomo fa conoscenza della gente del luogo, attorno al giovane si moltiplicano le figure inquietanti, compresa quella di un altro ragazzino dalla dentatura di maiale che si ritiene aver sbranato a morte la sorellina.
Pupi Avati,…
Un'altra incursione nell'horror di Pupi Avati. Ammetto tranquillamente che non ho mai amato le finestre che ridono, né Zeder. Solo l'Arcano incantatore mi era piaciucchiato al cinema per via di una straniante atmosfera che emanava. Ora arriva questo Signor Diavolo e sicuramente, come i precedenti horror di Avati, non mi spingerà a rivederlo più. È moscio, floscio,…
pensavo meglio, devo confessare
che sono un pò deluso..
le ambientazioni, la regia, la consecutio temporum, ok,
(alcune chicche erotiche da menzionare)
ma il resto non mi ha entusiasmato..
la recitazione non sempre al top e a volte poco credibile,
la trama è illogica e il finale inspiegato e inspiegabile..
non ho capito..
Con la contrazione del mercato home video, il mese di dicembre riveste ancora di più un ruolo centrale nelle vendite, cosicché le uscite mensili… segue
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Commenti (33) vedi tutti
Disturbante.
commento di DonapintoGotico horror ben riuscito nel profondo Veneto di cui si coglie l’essenza. Ben tornato Avati. Voto 7
commento di DecimoNiente di nuovo o di interessante. 5
commento di BradyNeo-Horror Italiano poco avvincente ma almeno con buoni Attori.voto.4.
commento di chribio1Mah, sarà anche Pupi Avati, ma a me non è piaciuto. Troppo di maniera e inconcludente, confuso. Ma sono prevenuto sui film che parlano di diavoli, lo ammetto.
commento di corradopMa per favore, Pupi, vabbè che è fantasia, ma documentati meglio prima di proporre incongruenze gossolane... il prete che stacca col coltello l'osta dal piede di Paolino, contro le prescrizioni dei canoni dell messale romano; i genitori che invece di portare il ragazzo dal prete lo portano da una suora... studia, capra, come direbbe Sgarbi!
commento di nini75Fuori tempo massimo, memore delle atmosfere degli anni '70, Pupi Avati rincorre una trama incomprensibile, derivata rimaneggiando un suo romanzo, senza la convinzione di fare paura: è il primo a non credere in ciò che fa e l'opera diventa un guazzabuglio senza senso, patinato e dal finale inutilmente ambiguo. Illogico.
commento di maurri 63Pupi in grande forma, mi ha convinto pur nei difetti evidenti.
commento di simonebulleriSolo ambientazione e fotografia si salvano in un guazzabuglio senza senso e con un finale concepito per stupire (e infastidire) ma fuori da ogni logica.
commento di gherritIl mio cuore batte forte per il Cinema di Pupi Avati, se poi incontra l'horror vado in estasi. Horror che non si lascia spegnere, che il disagio te lo cuce addosso. Esteticamente superbo, narrativamente potente e a livello di storia una mazzata sullo stomaco non da poco. Splendido ma non credo lo rivedrò più: il finale mi dà ancora i brividi.
commento di Yayas82Pupi Avati torna al gotico padano ...
leggi la recensione completa di daniele64Il ritorno del grande Avati cantore del mondo padano e contadino.
commento di Andre1911Girato con maestria e con attori perfettamente nel ruolo, ripropone sapientemente il folclore locale denso di superstizioni e paure ancestrali tipiche della cultura rurale isolata e confusamente soggiocata da una religione popolare che ha mantenuto occultamente tratti pagani. Le ripercussioni possono essere gravi, e il protagonista lo scoprirà ...
commento di MaciknightUn horror che è un gioiellino, Avati fa valere tutto il suo mestiere e regala una pellicola carica di tensione e suggestioni.
leggi la recensione completa di alfatocoferoloIi profondo Veneto come la profonda Emilia, realtà quasi fuori dal tempo, nella cui immersione si diventa prigionieri come di una cappa opprimente e di orrore ancestrale indefinibile. Lo spaesamento di Furio Momentè non è differente da quello di Stefano della Casa dalle finestre che ridono.
commento di 5gennaio97Ottima la contestualizzazione dell'epoca, e dei luoghi. A parte l'assenza del dialetto. Deboluccia la trama, inconsistente e ambiguo il finale.
commento di putrellaRiuscito ritorno al gotico di Avati che torna a trattare l’affascinante tema della superstizione e dell’influenza nefasta della religione. Il rapporto fra chiesa e raziocinio è la base solida di questo piccolo gioiellino tecnicamente perfetto che, per l’ambientazione provinciale, rimanda alle atmosfere cupe e sinistre del suo capolavoro del 1976.
commento di (spopola) 1726792Ritorno del grande Pupi Avati ad atmosfere gotiche ed horror. Ancora una volta la religione - e la Chiesa con i suoi segreti - sta alla base di un racconto di paura molto ben scritto e interpretato.
leggi la recensione completa di undyingMolto sotto le aspettative, in linea con gli standard italiani
commento di adrianoelleroLa terribile Padania secondo (l’ormai maestro) Avati.
leggi la recensione completa di cazzeggiatore del millennioBuon horror del maestro Avati, anche se la storia è molto contorta,ottimi gli attori,perlopiù volti noti e cari al regista bolognese.
leggi la recensione completa di Furetto60Si rimane lontani da "La casa dalle finestre che ridono" e "Zeder". Più vicino a "L'arcano incantatore", per stile di regia e assonanze narrative. Ma è sempre un piacere vedere questi horror "rurali" di Pupi Avati, capace di far parlare mondi differenti attraverso la forza evocatrice del mistero. Quello che si annida dentro le tradizioni popolari.
commento di Peppe ComuneRitorno deludente di Avati al gotico felliniano, ambientato, stavolta, in laguna. Gli orrori della "cultura contadina" ben si prestano ad una storia vagamente paranormale, dove la cupa alterigia del potere clericale ottunde tutto, e rende le risate sempre mostruose o malate, ed i rarissimi sorrisi sempre ingenui. Grandi Cavina e la Caselli. Voto 6.
commento di ezzo24Deludente incompressible non all 'altezza degli altri films horror di Pupi Avati
commento di Cazzuto51Dimentichiamoci i grandi capolavori avatiani del passato,questo film non raggiunge quei livelli....comunque e' pur sempre dignitoso e le atmosfere padane sono attinenti all'opera.Sufficente...e qualcosa di piu'....
commento di eziopensavo meglio, devo confessare che sono un pò deluso.. le ambientazioni, la regia, la consecutio temporum, ok, (alcune chicche erotiche da menzionare) ma il resto non mi ha entusiasmato.. la recitazione non sempre al top e a volte poco credibile, la trama è illogica e il finale inspiegato e inspiegabile.. non ho capito..
leggi la recensione completa di michele300Atmosfere cupe e inquietanti, un buon pugno di attori e tutta la suggestione visiva di una provincia primordiale e intessuta di superstizioni per un thriller che sfiora qua e là l'horror, mantenendo viva una tensione sottile.
commento di Fanny SallyIl ritorno all'horror di Avati è parzialmente deludente.
leggi la recensione completa di Carlo CerutiUn giovane funzionario romano viene mandato in un paese della provincia veneta per investigare sulla tragica morte di un adoles a opera di un coetaneo che dice di aver visto in lei il diavolo. Pupi Avati torna all'horror circondandosi di volti noti del suo cinema che compaiono come guest star.
leggi la recensione completa di Marco PoggiAvevo letto il libro e come sempre ho aspettato di vedere il film devo dire che non mi ha deluso.
leggi la recensione completa di Utente rimosso (NontrovounnomeliMa i veneti, d**can, parlan così? Poi nei primi anni 50, quando molti dei personaggi verosimilmente non avrebbero manco saputo l’italiano…. Se non si voleva fare un film sottotitolato si poteva almeno pretendere dagli attori che recitassero con l’accento veneziano. A parte questo, non fa paura.
leggi la recensione completa di port crosNon è comunque un horror... termine improprio per un’opera al nero che attinge alle fonti popolari della cultura veneta! Splendide le location cariche di un’atmosfera inquietante e cupa, attori ben diretti, ottima Chiara Caselli. Eccellente!
commento di BrunoarceriIn un’atmosfera densa di sinistri depistaggi e superstizioni contadine si snoda questa lugubre vicenda in cui il Male assume sembianze inaspettate. Fotografia impeccabile. Personaggi splendidamente grotteschi e come attraversati da un perenne stato febbrile. Un gotico padano con interessanti implicazioni politiche e religiose. Magicamente cupo. 9
commento di Estonia