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Killing

Regia di Shinya Tsukamoto vedi scheda film

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AndreaVenuti

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La recensione su Killing

di AndreaVenuti
9 stelle

Killing (titolo originale Zan) è un film giapponese del 2018; scritto, diretto, montato e fotografato da Shin'ya Tsukamoto.

L'opera è stata presentata, in concorso, alla 75° Mostra Internazionale d'arte cinematografica di Venezia.

 

Sinossi: Metà del XIX secolo. Il periodo Edo sta svolgendo al termine e dopo una lunga pace di circa 250 anni, il Giappone si trova immerso in una guerra civile oltre a doversi preoccupare dell'imminente arrivo del Commodoro Penny con le sue imponenti navi nere.

In questo clima turbolento, il giovane samurai senza padrone Tsuzuki ha deciso di aiutare un piccolo villaggio contadino nella raccolta del riso; un giorno nello stesso luogo si presenta l'anziano samurai Sawamura, il cui obiettivo è formare una squadra di abili spadaccini e recarsi a combattere a Kyoto. I due diventano amici ma l'arrivo al villaggio di una banda composta da balordi rovinerà i piani dei nostri protagonisti...

locandina

Killing (2018): locandina

Dopo una lunga attesa di circa quattro anni Tsukamoto, uno dei padri fondatori del nuovo cinema giapponese, ritorna ad impugnare la macchina da presa cimentandosi per la prima volta in carriera in un genere sacro in terra nipponica: il jidaigeki.

Tsukamoto è un autore che non ha mai accettato compromessi e questa sua vena ribelle e punk viene riproposta pure in un filone cinematografico "antico e nobile" come il jidaigeki che in realtà nasconde una feroce critica verso l'attuale società e governo come confermato tra l'altro dal regista stesso in un'intervista nostrana (ci torneremo a breve).

 

Killing è un film spiazzante e prodigioso fin dalle prime immagini che richiamano incredibilmente il primo lungometraggio storico del regista, il folle e visionario Tetsuo.

Tsukamoto apre il tutto con una serie di dettagli furiosi su del metallo che fonde in una fucina, il tutto ripreso con una macchina a mano spasmodica ed irrequieta; la scena successiva vede invece una mano tremolante impugnare la spada che è stata appena forgiata. Carne e metallo sono dunque subito al centro dell'attenzione, anche se in realtà poi andranno in secondo piano con l'autore che si focalizzerà su aspetti differenti richiamando comunque altri topoi della sua poetica.

Sôsuke Ikematsu

Killing (2018): Sôsuke Ikematsu

Seguendo il discorso appena introdotto, un aspetto importante presente nel film e già visto in tantissime altre opere del regista è una certa disgregazione dei rapporti interpersonali.

Il protagonista è chiaramente attratto da una donna e la stessa cosa si può dire riguardo la donzella in questione, tuttavia i due non riescono apertamente a comunicare il loro amore anzi li porterà ad isolarsi sempre di più.

Tsukamoto nel raccontarci queste solitudini, tendenzialmente opta ad approcci drastici e spietati; a tal proposito il pianto finale della donna con l'amato fuori campo che la sta abbandonando definitivamente vale più di mille parole e rappresenta al meglio una sorta di fallimento relazionale/amoroso.

 

Amore non pienamente sbocciato anche a causa di un problema fisico del protagonista, il quale non riesce ad avere un'erezione sentendosi impotente dato che non controlla il proprio corpo; questo suo deficit si riflette anche nella sua abilità di usare la spada intensa quindi come una sorta di estensione del corpo.

Ecco dunque presente l'erotismo interpretato come rapporto fra ferro e corpo, tematica che da sempre affascina il maestro Tsukamoto.

Sôsuke Ikematsu, Yû Aoi

Killing (2018): Sôsuke Ikematsu, Yû Aoi

Ovviamente il compedio tematico non si conclude qui, Tsukamoto è solito proporre storie dal soggetto basic ma in realtà piene zeppe di contenuti stratificati. 

Il cuore nevralgico del film è ragionare sulla brutalità e stupidità dell'omicidio, "qualità" intrinseca nella natura umana.

In Killing il dover uccidere sembra essere un mantra; tutti bramano il sangue tranne il protagonista, il quale cerca sempre la via della diplomazia e del raziocinio ma in un contesto così bellicoso pure lui dovrà arrendersi a tale pratica trasformandosi in un mostro.

Il regista stesso in un'intervista ha sottolienato come il messaggio dell'opera sia quello di criticare una certa deriva nazionalistica e militarista del governo Abe (dotarsi di un esercito tradizionale).

 

L'opera presenta anche una particolare riflessione sul voyeurismo, il cosiddetto "io ti vedo" è fortemente esplicito; all'inizo del film il protagonista osserva defilato il duello fra due uomini, poco dopo il vincitore della suddetta sfida guarderà invece quel ragazzo allenarsi con un contadino oppure in seguito una banda di scapestrati scruterà il villaggio. Tutti studiano tutti in un'indagine affascinante ma che porterà solo esiti nefasti.

Sôsuke Ikematsu, Yû Aoi, Ryusei Maeda

Killing (2018): Sôsuke Ikematsu, Yû Aoi, Ryusei Maeda

Killing si distingue altresì per una regia ansiogena che sembrerebbe anticiparci un destino fatale.

I duelli sono fantastici nel loro essere caotici in pieno stile Tsukamoto, con la macchina da presa a spalla protagonista assoluta ed unita ad un montaggio serrato atto ad eliminare la fascinazione del spada sostituita da un certo istinto primordiale dell'uomo che freme dalla voglia di uccidere e tagliare arti.

Solamente un combattimento propone uno stile differente ed elegante -quello fra Sawamura ed un uomo ignoto- ma sempre lontano dai detami del genere; il regista alterna lo scontro (una sorta di duello western) alle sensazioni che sta provando il protagonista nell'osservare Sawamura combattere (ritornaimo al discorso voyeurismo) e sembra quasi inorridito dal duello e dalla violenza.

 

Interessante anche l'inserimento e la gestione di alcuni archetipi del genere, trattati in modo anticonvezionale dal regista; pensiamo alla fine che fa il contadino coraggioso che vorrebbe diventare samurai o Sawamura, samurai saggio e valoroso che subirà un'involuzione eclatante e le sue scelte porteranno a risultati funesti.

Sôsuke Ikematsu, Tatsuya Nakamura

Killing (2018): Sôsuke Ikematsu, Tatsuya Nakamura

Tsukamoto non smette mai di stupire con il suo cinema epilettico e fortemente sociale.

Filmone.

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