Regia di Shinya Tsukamoto vedi scheda film
VENEZIA 75 - CONCORSO
In un Giappone feudale scosso da moti intestini e minacciato da continue scorribande di briganti, un giovane samurai senza padrone, decide di dedicarsi alla protezione di una piccola comunità di contadini dediti alla coltivazione di una risaia. Diventa in questo modo amico del figlio giovane del mite ed anziano capo villaggio, e insegna a costui i rudimenti dell'arte di combattere, innamorandosi altresì della bellissima sorella del suo amico.
Un giorno, dopo aver combattuto per diletto come due ragazzini spensierati desiderosi di affrontarsi a duello, i due amici si imbattono in una vera contesa tra due samurai contendenti.
Colui che tra i due risulterà avere la meglio, finisce per notarli mentre combattono e, interessato in particolare al giovane samurai, lo invita a seguirlo per formare assieme ad altri una squadra utile a proporsi ad un ricco proprietario di una contea vicina.
Combattuto dai dubbi se abbandonare i suoi protetti, ormai amici, ma anche allettato dalla prospettiva, il giovane dovrà fare i conti non solo con la questione sentimentale in cui è pienamente coinvolto (il nuovo lavoro lo allontanerebbe forse per sempre dalla sua innamorata), ma con una problematica piu' intima che fino ad ora era rimasta teorica o non adeguatamente valutata: la capacità e la volontà, indipendentemente dalle innegabili capacità tecnico-fisiche di affrontare le sfide, di riuscire ad uccidere un altro uomo.
Non basta l'abilità per agire come un killer. La propensione ad uccidere, che il giovane scorge chiaramente nello sguardo profondo e spietato del maturo samurai suo nuovo maestro, non è una qualità che si puo apprendere con la costanza e l'allenamento: è una caratteristica, un'indole intrinseca che esiste, altrimenti ci si ritrova ad esserne inesorabilmente privi.
Un film violento ed efferato, questo ultimo che sancisce la più esaltante e evidente maturazione artistica di una grande personalità del cinema di genere, ma pure d'autore (ed è raro riuscire a coniugare entrambe le caratteristiche) come è Shinya Tsukamoto.
Violento ed efferato - dicevamo - ma dichiaratamente, quasi spudoratamente, afflato convinto contro la violenza e a favore del potere dirimente della dialettica, della ragione, della capacità di dare una svolta pacifica alle inevitabili controversie che dividono due parti contendenti.
Tsukamoto ci catapulta nel suo medioevo cruento pieno di insidie, frastornandoci con i suoi movimenti repentini di macchina, così volutamente frustranti e destabilizzanti, mirabilu tecnicamente ma alla lunga quasi fastidiosi alla vista, facendoci parte dei suoi combattimenti velocissimi e colmi di tagli rapidissimi che rinnegano ogni coreografia suggestiva (altro che l'ultimo Zhang Yimou del laccatissimo e costruitissimo show di Shadows, con i suoi ombrellini danzanti e le sue ancelle da combattimento rutte sospiri e calci micidiali assestati con grazia!!!).
No, Tsukamoto rifugge la coreografia platica, ma non rinuncia alle bellezza autentica di alcune scene di lotta spietate e sanguigne, ove il sangue non schizza, ma piuttosto sgorga; riservandoci anche la sorpresa della scena erotica più bella e sensuale di tutto questo festival: la mano del nostro giovane anti-eroe che si infiltra tra le fessure di una staccionata che divide i due amanti, per incontrare e insediarsi tra le labbra carnose, nella bocca della propria amata: momenti di grande cinema, forse un omaggio all'opera di Oshima, nel film più bello e compiuto di Tsukamoto, almeno dell'ultimo decennio.
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