Regia di Peter Medak vedi scheda film
Il regista Peter Medak racconta come, nel 1973, girò tra mille difficoltà un film di pirati con protagonista Peter Sellers, star capricciosa e umorale come nessun’altra, per giunta in un periodo di particolare volubilità e suscettibilità. Ghost in the noonday sun, questo il titolo, venne rifiutato dalla Columbia Pictures e uscì solamente oltre un decennio più tardi, nel circuito vhs; per Medak fu una sconfitta professionale e morale.
E pensare che il primo a innamorarsi del progetto fu proprio Peter Sellers, che coinvolse con piacere Medak e l’amico di sempre Spike Milligan per girare Ghost in the noonday sun, tratto da un romanzo di Albert Sidney Fleischman. Ma Sellers era un divo umorale quanto nessuno mai nella storia del cinema, con ogni probabilità, e pur avendo messo più volte nei guai, precedentemente, registi, colleghi attori e produzioni, non era mai riuscito a boicottare un intero film da solo. Con Ghost in the noonday sun, girato a Cipro nel 1973, portò a compimento il suo capolavoro di autodistruzione e distruzione del lavoro altrui. Peter Medak racconta in questa ora e mezza di documentario i dettagli di quel set a dir poco movimentato, con lucidità nonostante i 43 anni trascorsi, e soprattutto con una frustrazione mai effettivamente vinta, mai completamente sopita. Venendo dal successo di La classe dirigente (1972), il regista di origine ungherese era sulla cresta dell’onda e l’incontro con il genio comico di Sellers sarebbe dovuto essere un ulteriore trampolino per la sua carriera; invece la gambizzò e per qualche tempo Medak non riuscì più a portare avanti alcun progetto. Sellers, fresco di rottura con Liza Minelli, era diventato intrattabile; litigò pesantemente con il coprotagonista Anthony Franciosa – al punto da richiedere espressamente di non comparire mai nella stessa scena insieme; propose con insistenza di abbandonare la Columbia Pictures e perfino di far sostituire Medak, con cui pure a inizio riprese c’era un buonissimo rapporto; fece riscrivere parte del copione da Spike Milligan, che ha pure un ruolino nella pellicola e, al culmine della follia, simulò perfino un infarto sul set pur di levarsi da quell’impiccio. The ghost of Peter Sellers è un bell’esempio di documentario metacinematografico, presumibilmente – dati i racconti in merito – una visione più interessante dello stesso film di cui esso parla. 6/10.
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