Regia di Demián Rugna vedi scheda film
Horror argentino inusuale e sorprendente per come affronta il genere. Ovvero lontano dai soliti clichés e dai più comuni luoghi sulla figura del boogeyman.
Buenos Aires. Brunetti è testimone impotente della misteriosa morte della moglie, avvenuta in bagno, sbattuta contro le pareti da una forza misteriosa. Mentre viene accusato di omicidio nel piccolo quartiere, teatro del fatto sanguinario, anche il suo vicino Walter è ossessionato da spettrali visioni e si rivolge, in cerca di aiuto, ad una esperta dottoressa. Un'altra donna nei paraggi, Alicia, colpita dalla perdita del figlio investito da un camion, dopo il funerale si ritrova in casa il bambino -senza sapere come- in avanzato stato di putrefazione. Il compagno Fuentes, un poliziotto, poco tempo dopo viene coinvolto da Jano (un amico parapsicologo) e altri due studiosi del paranormale, nell'impossibile ricerca della verità: i tre appartamenti al centro delle manifestazioni vengono assediati dagli studiosi, in cerca di una spiegazione che -se esiste- non può essere razionale.
"Noi studiamo piani dimensionali che coesistono in equilibrio, e sono ordinati come spicchi di un'arancia. E nei piani c'è vita. L'acqua è un canale che permette di trasportare vita microscopica. E questa vita può unirsi, annidarsi, riprodursi. Può usare i nostri corpi ma quello che non so, è di che tipo di esseri si tratti e perché ci aggrediscano." (La dottoressa)
Se si cerca un film horror originale ormai una cosa è sicura: bisogna rivolgersi a piccole e misconosciute produzioni indipendenti (né americane e tantomeno inglesi). Ecco ad esempio, in arrivo dall'Argentina, questo insolito lavoro, opera quasi totalmente ascrivibile all'ispirato Demián Rugna che ne cura produzione, sceneggiatura, musica e regia. Una messa in scena minimalista, con una fotografia volutamente scura e piena di ombre, sta dietro ad un soggetto originalissimo che -una volta tanto- ben si guarda da citare od omaggiare titoli precedenti per seguire, invece, una personale strada che punta diretta verso un tipo di prodotto maturo e affascinante.
Per cominciare in Aterrados non fanno comparsa adolescenti con previsibili comportamenti e dal quoziente intellettuale non pervenuto, anzi tutti i protagonisti sono vicini alla terza età. Questa coraggiosa (e rischiosa) scelta narrativa non convenzionale fa il paio con una sceneggiatura imprevedibile, spesso oscillante sul piano cronologico e temporale, che tira in ballo presenze inquietanti e antropomorfe ma dalla difficile (per non dire impossibile) codificazione.
Cosa sono queste indecifrabili, dai contorni indefiniti, presenze nascoste sotto al letto, dentro un armadio od oltre le pareti? Sono fantasmi? Esseri multidimensionali? Fors'anche alieni, dato il loro aspetto glabro ed evanescente? E sta proprio qui, nell'inevitabile rimando ad una quarta dimensione, a Jacques Vallée e alla sua "teoria parafisica" (incredibilmente mai prima sfruttata cinematograficamente) il lato più interessante di un film che presenta certamente anche punti deboli e alcune ingenue scelte di regia ma che, rispetto alla infinita quantità di horror moderni realizzati con lo stampino, è in grado di portare una ventata di aria fresca sullo schermo.
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