Regia di Giovanni Dota vedi scheda film
VENEZIA 75 - SETTIMANA DELLA CRITICA
Che disastro, quando il killer più abile del clan Caputo, sbaglia persona ed invece di eliminare la vittima designata, fa fuori il rampollo di casa, nipote niente meno che di Tonino O'Infame, un anziano boss temuto e rispettato nel quartiere ed in tutta la città. Il colpevole, fino a poco prima ritenuto infallibile, viene pertanto interrogato da uno scagnozzo che tenta di porre fine al silenzio perenne che contraddistingue l'atteggiamento del silente killer, più che reticente, addirittura quasi muto.
Poi comprendiamo che l'atteggiamento riservato del ragazzo, si riconduce al fatto che non ha natali indigeni, bensì origini piemontesi, che lo inducono a osservare un riserbo atto a non farsi sgamare, tenuto anche conto la sua inflessione dialettale lo rende poco comprensibile ai più.
Risparmiato all'ultimo secondo dall'anziano boss, il ragazzo commetterà un errore solo apparentemente più innocuo, che al contrario si rivelerà fatale: un errore causato da un'appartenenza ad una "professione di fede" incompatibile con quella del capo e dei suoi scagnozzi, peraltro impossibile da cancellare, in quanto indelebile. Vedere per credere.
Il corto simpatico di Giovanni Dota ha preceduto la proiezione veneziana di Saremo giovani e bellissimi, e viene distribuito in abbinamento allo stesso ora nelle sale.
Interessante l'incomunicabilità linguistica che ancora oggi, insospettabilmente, divide inesorabilmente un paese in cui al contrario ormai si denuncia vieppiù la perdita delle antiche tradizioni, del dialetto e degli idiomi locali vecchi migliaia di anni.
Poi certo, l'ideina basta al massimo a giustificare i quindici minuti di durata, e le interpretazioni dei protagonisti appaiono tutte un po' dilettantesche ed eccessivamente sopra le righe, mentre la regia non offre particolari spunti per rendere il tutto particolarmente dinamico, senza lasciare dietro di sé alcuno sprazzo degno di particolare nota.
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