Regia di Rahi Anil Barve, Adesh Prasad vedi scheda film
VENEZIA 75: SETTIMANA DELLA CRITICA - FILM DI APERTURA
In un remoto villaggio indiano, il figlio illegittimo che una serva ha concepito dal feudatario locale, vive di sospetti e progetti legati allo stato in cui si trova ridotta la vecchia nonna, legata in una grotta buia, dormiente quasi sempre, salvo emettere suoni sinistri quando il suo lungo letargo viene interrotto da una fame incontenibile. Come mai la donna è ridotta in quello stato? E' vero che è stata vittima di una maledizione che aleggia attorno ad un tesoro custodito da un demone nei meandri di una grotta posta nelle viscere (letteralmente) sottostanti la casa del ricco padre illegittimo, nel frattempo deceduto di vecchiaia?
Per Vinayak - questo il nome del ragazzo che ritroviamo uomo quindi anni dopo, e padre altri quindi anni orsono - le dinamiche misteriose del tesoro, la sua ricerca in quell'intestino vivente e maledetto che prolifera sotto la dimora del signore, diviene un ossessione totale, in grado di impegnare la mente dell'uomo in modo assillante e totale. A caro prezzo l'uomo riuscirà a far suo l'indumento intimo dal quale l'agguerrito demone ricava le tanto agognate monete d'oro che per ben tre volte nell'arco della vita Vinayak riuscirà a sottrarre al mostro.
Co-diretto dai giovani registi indiani Rahi Anil Barve e Adesh Prasad, Tumbbad, titolo che prende il nome della località austera e minacciosa che nasconde il tesoro, è un film dinamico, girato magnificamente con carrellate e movimenti di macchina assai galvanizzanti, che riflette sull'avidità dell'essere umano, sulla cupidigia che porta all'ossessione chi se ne lascia travolgere.
Validi pure i semplici ma efficaci effetti speciali un po' vintage, ed il contrasto tra una natura ostile ed impervia, sempre afflitta da una pioggia dirompente che squarcia in due un cielo perennemente plumbeo, ed il ventre caldo e perverso di un terreno che custodisce le origini del male e della perdizione.
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