Regia di Maxime Matray, Alexia Walther vedi scheda film
VENEZIA 75: SETTIMANA DELLA CRITICA
Un tipo un po' strano, con un atteggiamento stralunato ed abiti stropicciati, si ritrova in aperta campagna dopo un post sbronza del quale non ricorda dettaglio alcuno. Sul suo confuso cammino alla ricerca della strada perduta, tra feste/funerali in cui imbucarsi e altre situazioni grottesche, il ragazzo, che scopriamo essere stato una meteora televisiva di fama nel comparto delle sitcom, si imbatte in un militare triste, il cui stato d'animo turbato ben si comprende col prosieguo dell'azione.
Dagli autori di un corto presentato a Locarno e dal titolo Les Ambassadeurs, il duo registico di quarantenni Maxime Matray e Alexia Walther traggono un film-commedia degli equivoci ambigua ma spesso spassosa, dalla comicità fisica (con qualche audace sconsiderata scena a prova di stomaco.... provare per credere....) tutta sulle spalle di un personaggio che impariamo a conoscere nello stesso momento in cui egli stesso si rammenta delle proprie caratteristiche personali: come quella di aver perso il senso del gusto, risultando per questo attratto dal salmone, che riesce ad ingerire in quantità industriali sotto qualsiasi forma e cottura, anzi soprattutto crudo.
Un film che sa essere grottesco ma pure delicato, dipanandosi dinanzi ad una sorta di storia d'amore impossibile in quanto osteggiata anche dopo la morte dall'intolleranza di classe della famiglia del morto.
E tra teste belle e perfette come scolpite nel marmo, sempre vaganti e letteralmente fuori posto, la rutilante e surreale commedia si dipana follemente sostenuta dalla comicità fisica e mimica del simpatico co-protagonista di Inupiluk (corto a cui ha fatto seguito Viaggio in Groenlandia, sorta di sequel dilatato), Thomas Scimeca, affiancato dal sensibile Basile Meilleurat e dalla nota e sempre sofisticata Agathe Bonitzer.
Un film piccolo, denso di tematiche spesso non prive di risvolti anche drammatici, affrontati tuttavia con un disincanto calcolato e sufficientemente gestito per rendere sostenibile il buffo attorno ad un contesto semiserio.
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