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Hell Fest

Regia di Gregory Plotkin vedi scheda film

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La recensione su Hell Fest

di scapigliato
6 stelle

Siamo nei dintorni di The Cabin in the Woods (Drew Goddard) dove attraverso un film onesto, senza essere un capolavoro, venivano messi in nuce i meccanismi dello slasher, con i suoi codici, le sue figure e qualche intuizione narratologica interessante. La metadiscorsività di Wes Craven in Scream (1996) era strutturale, mentre in Goddard è svelata e analizzata. In Hell Fest, Gregory Plotkin mimetizza la riflessione sul genere nella struttura narrativa, ma invece di cogliere il guizzo geniale di Craven firma un prodotto semplice e databile.

Nel film sono presenti una serie di reminiscenze eighty, come tendenza vuole, dal parco divertimenti horror, che ricorda The Funhouse (Tobe Hooper, 1981), la notte di Halloween, che ricorda ovviamente l’omonimo film di Carpenter (1978) e tutta una serie di titoli ambientati durante l’iconica notte delle streghe, più ovviamente l’abc del genere, ovvero, il killer senza volto, personaggi stereotipati – teorizzati da Goddard – e il body count prevedibile. Peccato però che, come il mainstream contemporaneo vuole, compresi quei film come gli horror che storicamente danno cittadinanza ai temi e alle immagini più scabrose, scarta qualsiasi intervento del tema sessuale, se non al solo livello pruriginoso, castrando di fatto la sovversione insita nel genere.

Interessante invece, un dettaglio di sceneggiatura che alza l’asticella dell’apprezzamento: la protagonista della pellicola assiste al delitto del serial killer all’interno dell’Hell Fest scambiando tutto per finzione, ma al tempo stesso il suo sguardo tradisce una certa morbosa curiosità verso l’atto omicida. Addirittura, è lei stessa a incitare l’assassino a sbrigarsi a fare in fretta ciò che deve fare, diventando di conseguenza spettatrice di un orrore da lei stesso incalzato. Questa mise en abyme rappresenta il gioco spettatoriale del pubblico che corre al cinema a guardare un film del terrore, coinvolgendolo anche da un punto di vista etico. Lo spettacolo horror quindi, non è solo intrattenimento, come suggerisce l’altra mise en abyme rintracciabile nel film, ovvero l’apparizione di Tony Todd e la decapitazione pubblica di una spettatrice, ma è anche e soprattutto partecipazione etica e politica. Peccato che, per quanto riguardi Hell Fest, questa sia solo una felice intuizione e non il risultato finale della pellicola.

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