Regia di Mari Okada vedi scheda film
Maquia - Decoriamo la mattina dell'addio con fiori promessi è un film d'animazione giapponese del 2018, scritto e diretto da Mari Okada. L'opera in Italia non è stata distribuita in sala tuttavia è arrivata direttamente in Home Video, grazie all'operato di Anime Factory (branca di Koch Media).
Sinossi: Gli Iorph sono una sorta di uomini e donne leggendari che vivono isolati dal resto del mondo in quanto esseri quasi immortali; loro si dedicano completamente alla realizzazione di hibiol, arazzi dal valore inestimabile. Un giorno la quiete di queste persone viene interrotta dall'attacco brutale e violento dei cavalieri di Mezarte che rapiscono la più bella del villaggio (Leila) in modo da darla in sposa al Principe del Re con lo scopo di concepire una stirpe mista ed immortale.
Durante il raid, la piccola Maquia riesce fortunatamente a scappare e giunta in un luogo a lei sconosciuto trova un neonato in lacrime stretto fra le braccia della madre priva di vita; la giovane decide immediatamente di prendersi cura del bimbo e crescerlo come suo figlio...
Il nome di Mari Okada è probabilmente sconosciuto al grande pubblico nostrano, tuttavia Okada è una rodata ed operosa sceneggiatrice attiva -del settore animato- dai primi anni duemila; sono numerosi i suoi lavori, ad esempio riporto Aquarion Evol (2012), sequel della celebre serie Aquarion ideata ed in parte diretta dal celebre Shoji Kawamori, oppure il recente Dragon Pilot (Shingi Higuchi lavora in qualità di direttore esecutivo) produzione Studio Bones e visibile su Netflix.
Maquia comunque segna una svolta importante nella sua carriera, lanciandola per la prima volta dietro la macchina da presa con esiti davvero interessanti, evidenziando come l'attuale animazione giapponese di tanto in tanto tiri fuori dal cilindro possibli nuovi grandi autori (pensiamo ad Hiroyasu Ishida, regista di Penguin Highway).
Okada esordisce alla grande e senza timore, affrontando con uno sguardo maturo e a tratti drammatico una serie di argomenti ragguardevoli che girano intorno all'importanza e alle difficoltà dell'essere madre, il tutto scandito dallo scorrere del tempo.
Questi elementi richiamano alla mente due autorevoli registi come Mamoru Hosoda e Makoto Shinkai ciò nondimeno l'autrice è riusciuta a distaccarsi dalla poetica di questi autori proponendo un qualcosa di nuovo e l'inizio è forse la migliore conferma.
Okada senza troppi giri di parole attraverso le prime immagini del film, presenta al pubblico un mondo fantastico intrigante marcato da lievi note poetiche (voice over introspettiva e ambientazioni soavi) e da un pizzico di malinconia provata della protagonista Maquia, enunciando così una precisa tematica che ritroveremo spesso nel corso dell'opera: la paura di rimane soli.
A seguito dell'incalzante incipit introdotto in sinossi, Mari Okada tende quasi a rinunciare alll'idea tradizionale di racconto, preferendo di volta in volta concentrarsi su segmenti caratterizzati da tematiche precise; detto questo però la regista è brava a mantere pur sempre un minimo di coesione narrativa, inoltre in alcuni casi ricorre con estrema arguzia e occhio fino a pillow shot ambientali davvero accattivanti, in grado di catturare l'attenzione dello spettatore.
Ritornando sul versante contenutistico, il film poco dopo l'inizio espone una serie di sequenze commoventi accompagnate immediatamente da una verità assoluta, ovvero la presenza incombente della morte; la protagonista una volta compresa questa irreversibile realtà, sembra quasi sprofondare in un baratro poichè è conscia, visto la sua natura quasi immortale, che prima o poi le persone a lei care scompariranno.
Ad inizio analisi si parlava dell'importanza dell'essere madre e Maquia lo capirà a sue spese.
In un primo momento prova semplicemente ad imitare il comportamento di una persona che ha conosciuto ma con l'avanzare del tempo apprenderà un'altra lezione: non basta basarsi su pochi consigli per essere una madre perfetta, e crescere un figlio probabilmente è una delle sfide può ardue della vita.
Questo concetto è un po' il perno del film e viene analizzato abbastanza approfonditamente tuttavia Okada non di rado si concede alcune osservazioni al veleno diverse dal focus d'analisi principale.
La regista utilizza ad esempio gli iorph per trattare tematiche calde quali razzismo e xenofobia: «chi è diverso dagli altri viene visto con occhi strani, sfruttatto e ripudiato» così esclama un personaggio con sangue iorph.
L'autrice inoltre si scaglia contro l'avidità e la negligenza di alcuni uomini di potere.
Chiuso l'exursus tematico impossibile non soffermarsi sull'aspetto tecnico-stilistico.
La regia di Okada è calibrata, fa un buon uso del campo lungo, della panoramica dall'alto e delle carrellate orizzontali utili ad enfatizzare la bellezza dei paesaggi estremamente curati (realismo pittorico).
Verso la fine inoltre si segnala una finezza tecnica notevole; la regista rappresenta una cruente battaglia, i soldati morti invadono le strade del villaggio ma nonostante un contesto così brutale la vita non si spegne del tutto ed ecco che un bambino sta per nascere; qui la regista gioca abilmente con il montaggio parallello ricordando in un particolare frangente nientepopodimeno che A Better Tomorrow II del maestro John Woo.
Sofferente e pieno d'amore anche il finale; momento estremamente coinvolgente che racchiude tutta l'essenza del film.
Esordio sorprendente passato ingiustamente in sordina dalle nostre parti.
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