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Trama

Siamo agli sgoccioli del 1956, quando la "primavera" socialista ungherese è già stata soffocata. Budapest è in preda al terrore e il capodanno è una festa tristissima. Il capo del governo democratico Nagy è stato scalzato da Kadar che ha chiesto e ottenuto l'intervento militare del Grande Fratello sovietico. Juli, la protagonista, non ritrova più Jànos, che è stato arrestato per le sue idee libertarie e che finirà sul patibolo. Il male e il bene non stanno comunque da due parti ben distinte, ma ambiguità, compromessi, paure e bassezze con cui ormai la gente è abituata a convivere rendono tutto ancora più confuso.

Note

È il terzo capitolo della trilogia della regista ungherese sui "sentimenti". Forse il meno riuscito dei tre, ma soltanto perché molto cose "sono già state dette" nei film precedenti e perché le vicende sono sfumate e non manichee, e dunque più rischiose. Si tratta comunque sempre di cinema di alto livello e di grande coraggio.
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