Regia di Hal Ashby vedi scheda film
Oppresso da una madre egoista, il giovane rampollo altoborghese e ricchissimo Harold Chasen manifesta una inquietante passione per il macabro: ama andare ai funerali e, soprattutto, è attratto dall’idea della morte, rivelata con le messe in scena di finti suicidi. La sua vita cambia radicalmente quando conosce la vecchia Maude, un’eccentrica signora, pacifista e civilmente disubbidiente, che gli fa scoprire il gusto della vita e della libertà. Sboccerà un amore anomalo e raro, dall’epilogo triste. Scritta dall’esordiente Colin Higgins, è uno dei film più importanti del decennio per parecchi motivi. È la storia dell’incontro di due solitudini, che vivono la propria condizione in differenti modi, e l’una è complementare all’altra. È un inno alla vita, all’estasi dell’attimo fuggente, all’esaltazione della propria persona, così come si è, all’accettazione della diversità. È un racconto di eccezionale quotidianità, di indubbia finezza intellettuale e psicologica, che scava con perizia nei caratteri dei due protagonisti, rendendo memorabile nel delizioso film di Hal Ashby le dinamiche di coppia e le alchimie tra i due personaggi. E poi è il manifesto della potenza della fantasia, non quella che va al potere, ma quella che si respira nella vita di tutti i giorni. Rapido e scorrevole, si dimostra convincente sia nella prima parte più spiritosa e comica che nell’ultimo fulminante segmento, con l’entrata della malinconia e la consapevolezza da parte di Harold di essere ormai cresciuto, perché ha sofferto per amore. Cat Stevens puntualizza con efficacia i momenti salienti del film componendo melodie fantastiche come “Trouble”. Assolutamente perfetti Harold e Maude. Il primo è causticamente disegnato da un Bud Cort ispirato e maturo. La seconda è impersonata da una indimenticabile Ruth Gordon, in quello che, assieme alla diabolica parte in “Rosemary’s Baby”, resterà il ruolo della vita. Fisicamente ineccepibile, è l’interprete ideale per questa libera, arzilla e volitiva signora, del quale passato sappiamo poco (s’intravede su di un braccio la sigla di numeri dei deportati nei campi di concentramento, un barlume mesto la avvolge quando parla della giovinezza) e che ci regala un messaggio memorabile: “La vita ci è stata data per scoprirla”. Insomma, una grande attrice. E un personaggio raffinato ed originale. Come il film, dopotutto.
Cat Stevens puntualizza con efficacia i momenti salienti del film componendo melodie fantastiche come “Trouble”.
Voto: 8.
S’intravede nei panni del vecchio Glaucus.
Il generale tutto d’un pezzo. Spiritoso.
Bravissima nella parte della madre. Da non dimenticare la scena del questionario per l’agenzia matrimoniale.
Disegna causticamente il suo nevrotico Harold: una prova ispirata e matura.
Indimenticabile, in quello che, assieme alla diabolica parte in “Rosemary’s Baby”, resterà il ruolo della vita. Fisicamente ineccepibile, è l’interprete ideale per questa libera, arzilla e volitiva signora, del quale passato sappiamo poco (s’intravede su di un braccio la sigla di numeri dei deportati nei campi di concentramento, un barlume mesto la avvolge quando parla della giovinezza) e che ci regala un messaggio memorabile: “La vita ci è stata data per scoprirla”. Insomma, una grande attrice.
Ispirata e intelligente.
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