Regia di Sidney Lumet vedi scheda film
"Mi fa un po' senso rubare, certa gente la metti in mezzo a una strada se gli porti via quel poco che ha".
"Se uno non è capace di difendere la sua roba e non ha la furberia di assicurarsi, beh, io non sono che la mano del destino, per lui. Perderebbe tutto lo stesso".
"Ma è giusto rubare alle assicurazioni?".
"Senti, quando rubi a un tale che è assicurato, in fondo gli fai un piacere: è come il sale della vita, per lui, perchè lo può raccontare, diventa interessante come persona perchè è stato derubato. E dai anche un incremento alle assicurazioni, perchè è tutta reclame per loro, capisci? Fai un favore alla polizia perchè così dimostri che i poliziotti sono necessari e che devono essere pagati bene. E fai un favore a te stesso perchè i soldi ti servono".
"Ma dici sul serio?".
"Tutte merdate. La verità è che un cane morde l'altro. E io voglio mordere per primo".
"Ah, adesso sì! Ci sto...".
[Christopher Walken e Sean Connery]
Duke Anderson (Sean Connery), scarcerato dopo una condanna a dieci anni di galera, torna a New York dalla sua ex amante, Ingrid (Dyan Cannon). È un criminale di razza e ha già progettato un nuovo colpo: Ingrid, infatti, vive in un appartamento in un lussuoso edificio di Manhattan e Anderson, allettatto dalle possibili ricchezze custodite in casa dai vari inquilini, ha in mente di svaligiare proprio il suo palazzo. Per organizzare il piano si rivolge ai suoi vecchi contatti negli ambienti della malavita, ottiene i finanziamenti per il colpo dal boss mafioso Pat Angelo (Alan King) e forma la sua banda, reclutando le sue conoscenze nel mondo del crimine, dal suo amico Tommy Haskins (Martin Balsam) ai suoi ex compagni di galera, il giovane Kid (Christopher Walken) e l'autista Edward Spencer (Dick Anthony Williams). Ha previsto ogni eventualità, studiando e definendo ogni minimo dettaglio. Meno un particolare: da quando è uscito di prigione, infatti, è caduto, casualmente e inconsapevolmente, nella rete della polizia. Intercettano le telefonate, pedinano lui e i suoi complici durante i loro spostamenti, registrano tutte le conversazioni: i federali, infatti, sorvegliano Pat Angelo, il boss che ha finanziato l'operazione, la polizia tributaria è addosso al trafficante d'opere d'arte fasulle Tommy Haskins, la squadra narcotici controlla i traffici del tossicodipendente Kid, mentre i servizi segreti sono in cerca di sovversivi politici in una sede delle Black Panthers, nello stesso edificio in cui, in un appartamento al piano superiore, abita Edward Spencer. La stessa Ingrid è intercettata dentro casa dai microfoni del ricco amante che la manteneva e che adesso, scoperto il progetto del colpo nel palazzo, non esita a ricattarli. Ma Anderson non ha alcuna intenzione di rinunciare alla sua spettacolare rapina...
Tratto dallo sceneggiatore (Cat Ballou, Nick Mano Fredda e Quel pomeriggio di un giorno da cani) e regista (il remake di È nata una stella) Frank Pierson dall'omonimo, splendido romanzo (1969, uscito inizialmente in Italia con il titolo La polizia vi ascolta) di Lawrence Sanders (ex giornalista, all'esordio nel mystery, che proprio con The Anderson Tapes, dove appare uno dei suoi personaggi più celebri, il capitano di polizia Edward Delaney, vincerà l'Edgar come miglior opera prima), Rapina record a New York, girato in poco più di un mese e mezzo a budget ridotto, apre la cosiddetta "trilogia metropolitana" (seguiranno Serpico e Quel pomeriggio di un giorno da cani) di Sidney Lumet, in cui lo sguardo dell'autore, qui ammantato da un velo di graffiante ironia (la totale mancanza di coordinazione tra le varie forze di polizia e le autorità governative), esplora la corruzione incipiente, la viziosità e le contraddizioni alla base della società statunitense, trasfigurandone le istanze di denuncia nella vicenda poliziesca che le ispira: le forme adottate da Lumet sono quelle del thriller politico, con cui anticipa il Coppola di La conversazione in un beffardo balletto di telecamere, monitor, microfoni, microspie, registrazioni e fotografie per estremizzare le storture e l'invasività della sorveglianza elettronica e della manipolazione delle informazioni (e che presto condurranno allo scandalo del Watergate). Orchestrata da una magistrale e suggestiva struttura drammaturgica che, senza dilungarsi in spiegazioni, affianca i meticolosi preparativi del colpo con le registrazioni segrete degli intercettatori, per poi lasciar deflagrare implacabilmente ritmo e tensione nella sequenza della rapina, che il montaggio frammenta e dilata in un incalzante crescendo alternandone magistralmente la cronaca con le successive indagini e gli interrogatori della polizia ai testimoni (molto prima di Spike Lee...), immersa in una New York assolata, impeccabilmente ritratta dalla fotografia di Arthur J. Ornitz, Rapina record a New York resta, per sapienza spettacolare, raffinatezza di scrittura e incisività di toni, un'opera, tra quelle meno celebri di Lumet, senz'altro da rivalutare. Ottimo ed affiatato il cast d'interpreti, dal quartetto di protagonisti principali (da un sornione Sean Connery a un istrionico Martin Balsam, passando per una deliziosa Dyan Cannon e un Christopher Walken decisamente a suo agio nei panni del tossico fuori di testa), oltre a Ralph Meeker (è il capitano Delaney, ufficiale di polizia chiamato a coordinare le forze dell'ordine sulla scena del crimine), John Call nei panni di O'Leary, il portiere del palazzo teatro della rapina, Conrad Bain in quelli di uno degli inquilini. Strepitosa, infine, la colonna sonora di Quincy Jones, tripudio indiavolato di ritmi scatenati e stranianti distorsioni elettroniche.
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