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Il sapore della ciliegia

Regia di Abbas Kiarostami vedi scheda film

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Alter Darius

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il sapore della ciliegia

di Alter Darius
8 stelle

Tra contrapposizioni filosofiche, Kiarostami nullifica la visione assolutistica della vita.

Apparentemente, nella forma, questo film di Kiarostami può sembrare noioso, vuoi per la ripetitività delle inquadrature che per la monotonia desolante della scenografia. Tuttavia, soffermarsi alla superficie è ancora una volta una scelta errata.

Il film infatti non è affatto tedioso, ha dialoghi serrati, una tensione di fondo ben tirata, seppur impercettibile, ed esplode di poesia con le proprie metafore, allegorie e risoluzioni extratestuali. Soprattutto, è un film ben scritto, che si vede come si leggerebbe un buon libro di narrativa. La scenografia di cui sopra è uno sfondo tutto al naturale, che oltre a rendere conto di realtà sociali, storiche e politiche, diviene metafora dell'umore del protagonista, il quale si astrae tanto da divinire la rappresentazione esistenziale della condizione umana. Il finale metacinematografico può spiazzare; in realtà serba in seno chiare intenzioni documentaristiche, sempre in funzione della pellicola stessa, ovvero: il sapore della ciliegia non è solo una favola del buon vecchio turco, ma un segmento positivo realmente esistente in una retta di miseria, metafisicamente concependo l'immagine. Più praticamente, è il momento di spensieratezza -- ripreso sembra quasi aleatoriamente -- testimoniato involontariamente dalle comparse del film, da individui con chissà quali drammatici destini, e che ora li vediamo sorridere, scherzare tra loro e annusare dei fiori. Il fatto che tale testimonianza sia estrapolata direttamente dalle riprese del film stesso, quindi, fa sì che il senso del sapore della ciliegia acquisisca ancora più forza e potenza.

Il contrasto, e concludo, è tanto maggiore se pensiamo alla risoluzione drastica -- nella finzione -- del protagonista, che proprio nel "finto" trova la propria fine e la propria radicale esclusione da quanto di "vero" si propone di evidenziare il regista.

Particolarmente riuscito il doppiaggio italiano.

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