Regia di Elio Petri vedi scheda film
Il primo film italiano ambientato per la maggior parte in una fabbrica,tra il frastuono dei macchinari e la disumanizzazione dell'Elemento-Operaio,vincitore di una Palma d'Oro(ex-aequo con "Il caso Mattei",ambedue con Gian Maria Volontè)è stato "La classe operaia...",apologo drammatico ma al contempo satirico su una condizione,e un ceto,triturato dalla iperproduttività,dall'indifferenza a un criterio fagocitante che schiaccia il lavoratore preferendogli la logica del profitto a tutti i costi;e Gian Maria Volontè,che due anni innanzi aveva già lavorato con Petri in un film importantissimo,di successo internazionale(Oscar per la miglior pellicola straniera),ci mette passione,rende un personaggio come lo schiantato e livoroso Lulù Massa quasi tutto sopra le righe,ma caratterizzandolo in modo da farlo memorabile.L'ex-operaio folle rinchiuso al manicomio,la famiglia proletaria spiaccicata senza parole davanti al blu dello schermo televisivo,la tardiva presa di coscienza circa l'ormai insostenibile sfruttamento ad oltranza del "bestiame-operai",sono temi importantissimi e di tanto avanti sui tempi,si può infatti riconoscere a questo lavoro una passionalità a tratti deragliante,la forte connotazione figlia del tempo in cui è stato realizzato,una messa in scena assai convulsa:ma,appunto,trova il modo di suggerire una riflessione acuta e produttiva,questa sì finalmente,sull'insensatezza del survoltaggio dei ritmi di una società capace solo di sbranarsi da sola.E,di fatto,il cambiamento del protagonista avviene quando una domanda gli rimbalza nelle pareti della mente:"Ma è vita,questa?"
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