Regia di Shinichiro Ushijima vedi scheda film
Voglio mangiare il tuo pancreas è un film d'animazione giapponese del 2018, scritto e diretto da Shin’ichiro Ushijima.
L'opera è attualmente visibile su Amazon Prime Video
Sinossi: Apparentemente allegra e stralunata la giovane Sakura è in realtà afflitta da una feroce malattia terminale al pancreas.
Un giorno il taciturno ed estroverso Haruki ritrova il diario segreto della giovane e d’impulso lo legge scoprendo l’amara verità, tuttavia Sakura lo prega di non rivelarla a nessuno. Tra i due inizia uno strano e sincero rapporto all’insegna dell’amicizia e dell’amore verso la vita…
Voglio mangiare il tuo pancreas (2018): locandina
Voglio mangiare il tuo pancreas, noto romanzo di Yoru Sumino, dopo l’adattamento cinematografico in il live action del 2017 firmato da Sho Tsukikawa, trova nel 2018 pure la sua controparte animata scritta e diretta dal talentuoso Shin’ichiro Ushijima, al suo primo lungometraggio.
Il ragazzo di Fukuoka ha un curriculum di tutto rispetto e terminati i suoi studi in design riesce subito a strappare un prestigioso “contratto” presso Madhouse, dove viene impiegato nei ruoli più disparati arrivando a partecipare alla realizzazione di opere estremamente popolari: cito solamente One Punch Man (storyboard), Highschool of Dead (Assistant Production Coordinat) oppure Hunter x Hunter 2011 (storyboard o regista di singoli episodi).
Trascorsi circa sei anni di duro apprendistato, forse alla ricerca di maggiore attenzione e considerazione, decide di lasciare il celeberrimo studio Madhouse per approdare al neonato Studio Voln, fondato nel 2014 da Mita Keiji (ex produttore Madhouse); Shin’ichiro Ushijima non perde tempo e nel 2018 esordisce al cinema con Voglio mangiare il tuo pancreas, curandone regia e sceneggiatura.
Shin’ichiro Ushijima piazza a sorpresa un bel colpo, conquistando il cuore di milioni di spettatori e portandosi a casa svariati consensi da parte della critica internazionale dimostrando come l’attuale industria animata riesca a presentare regolarmente autori interessanti: Naoko Yamada, Hiroyasu Ishida, Tetsuro Araki o Mari Okada.
Certo enfant prodige alla Hiroyuki Imaishi, Masaaki Yuasa o Mamoru Hosoda ancora non si vedono ma fortunatamente i nomi appena citati non sono dei vecchietti, anzi tutt’altro.
Terminata una breve introduzione, possiamo finalmente dedicarci all’analisi dell’opera.
Voglio mangiare il tuo pancreas è senza dubbio un film interessante se consideriamo la rappresentazione di alcune tematiche scottanti qui trattare con maturità e sensibilità, senza però abbracciare i classici canoni del melò “lacrimevole” e mieloso o peggio ancora del teen-movie adolescenziale a sfrondo drammatico.
L’incipit a proposito né è conferma spiazzando lo spettatore in quanto lo proietta d’impulso ad un funerale di una liceale. Scena accompagnata da una voice-over penetrante e disincantata di un ragazzo estremamente legato alla giovane ma impotente di fronte alla morte.
Un’altra sequenza inattesa tale da lasciare lo spettatore a bocca aperta è il pre-finale che combacia con la morte violenta di un personaggio importante, azione agghiacciante omessa dalla rappresentazione e solo in parte rievocata (uso efficace dell’ellissi) da un freddo notiziario televisivo.
Dunque da queste prime considerazioni si capisce chiaramente come la morte sia una tematica predominante, affrontata di petto dall’autore e molte volte inserita addirittura in contesti e situazioni assolutamente atipici e non sorprendetevi se durate una cena amichevole fra Haruki e Sakura, caratterizzata da toni leggeri e scanzonati, si parli improvvisamente di cremazione. Sakura aggredisce senza timore la malattia, provando a vivere in pieno la propria vita, consapevole del poco tempo a disposizione tuttavia l’incombere della morte provoca pur sempre preoccupazioni e paure inesplicabili e la ragazza in un momento intimo e toccante confida ad Haruki di avere «una paura folle di morire».
Il film inoltre ruota attorno ad un preciso messaggio più e più volte evidenziato dall’autore, ossia l’importanza delle relazioni umane; in una società fredda e competitiva come quella giapponese un semplice abbraccio fra coetanei può davvero cambiare la giornata in positivo accantonando, anche se per poco, i problemi più disparati ed il tutto viene confermato esplicitamente sia da Sakura sia dall’introverso Haruki, che a fatica comprende bene questo semplicissimo aspetto della vita molte volle rimosso dalla nostra quotidianità.
Voglio mangiare il tuo pancreas quindi si propone pure come un delicato e maturo coming of age con un chiaro richiamo alla realtà contemporanea dove il numero di adolescenti emarginati è ahimè in continuo aumento (fenomeno che sfocia nell’hikikomori).
Messaggio e tematica ovviamente ragguardevole tuttavia rappresenta il buono e cattivo tempo poiché messa in scena in continuazione risultando ridondate; pensiamo al finale onirico trascendentale, dolce e commovente ma lungo e ripetitivo al punto da perdere intensità drammatica poiché tutto ciò che emerge è già stato ampiamente esposto/analizzato in precedenza.
Volendo essere ancora più critici possiamo illustrare un altro mezzo passo falso in riferimento all’intimità fra i due protagonisti; il regista prova a costruire una certa tensione sessuale inizialmente intrigante, senza però osare molto lasciando l’amaro in bocca allo spettatore, ed è davvero un peccato. Per intenderci non vedrete assolutamente una materializzazione del desiderio erotico audace ed elegante alla Berserk L'epoca d'oro IIdi Toshiyuki Kubooka.
Voglio mangiare il tuo pancreas dispone altresì di un comparto tecnico-stilistico complessivamente valido. Nei primi minuti dell’opera il regista Shin’ichiro Ushijima si concentra su di un’animazione foto-realista suggestiva simile alla Makoto Shinkai mentre nel finale la sostituisce con un approccio paesaggistico tendente al realismo pittoricomade Studio Ghibli.
Fin qui nulla da dire ciò nonostante il fulcro del film pecca di dettagli e ambientazioni con il regista che predilige (probabilmente per questioni di budget) interni spogli e minimali (camera di hotel, stanza di ospedale, biblioteca, ecc) non troppo accattivanti.
Shin’ichiro Ushijima al suo esordio in un lungometraggio possiamo considerarlo promosso, il film è caratterizzato da spunti interessanti e sostenuto da un’animazione a tratti estremamente valida; certo non sarà un capolavoro ma va bene così.
Voto 7.5
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Grazie Andreaa ,sempre straordinari i tuoi conttributi,dal cinema di Hong kongaquete ultime animazioni giapponesi:Ciao
Come sempre grazie mille dei complimenti e del passaggio. Alla prossima :)
Come sempre recensione eccellente da Cinefilo tripla A, anche se ho un minimo da dissentire sulla tensione erotica che secondo me non era il vero fulcro del regista, ma quello di costruire un amore platonico che trascendesse quello fisico-passionale, infatti lo sfogo nella camera da letto di lei la vedo più come un momento cardine per sottintendere il loro rapporto d'amicizia unico rispetto alla costruzione di una potenziale storia d'amore che comunque per tutta la pellicola rimane platonica e mai passionale. Forse la scena post-credits è esemplificativa in questo caso, dove sarà forse la miglior amica della protagonista a diventare l'interesse romantico del protagonista.
Comunque sottigliezze, ad ognuno la sua interpretazione, sta di fatto che questo film l'ho amato molto, di una delicatezza e raffinatezza rara al giorno d'oggi, un inno alla vita ancora più forte di "La forma della voce", non so se l'hai visto ;)
Ovviamente grazie del passaggio e della disamine; premetto che nel complesso pure io ho apprezzato la relazione fra i due protagonisti che non sfocia nella classica storia d'amore detto questo il frangente a cui mi riferisco non mi ha convinto e secondo me si poteva osare di più anche se poi l'obiettivo del regista non era quello della passione erotica; detto questo riguardo il finale l'amica lascia intendere di frequentare il ragazzo che in precedenze offriva a destra e manca gomme da masticare XD ... alla prossima e grazie ancora del commento
Sì anch'io l'ho pensato nella scena post-credits hhahaha. Ci stanno le divergenze, ma sono sottigliezze alla fine ;)
Recensirai mai "La forma della Voce" e "Your Name"?
Entrambi recensiti però sono recensioni vecchie, certo non sono i miei primi scritti tuttavia sono state realizzate nel periodo in cui frequentavo l'università (inizio della magistrale) dunque non sono delle super analisi ma neppure dei commenti brevi
Ci darò un'occhio, ne vale sempre la pena con te ;)
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