Regia di Shinichiro Ushijima vedi scheda film
Un film magnifico. Completo sull’esperienza umana, in tutti i suoi aspetti, compresi quelli più laceranti: il dolore, la morte, l’amore, l’amicizia, i rapporti umani, gli affetti, le emozioni. Filosofico senza essere minimamente intellettualistico. Figurativamente splendido, sfruttando al massimo le potenzialità del cartone animato: meravigliose le scene in mezzo ai ciliegi in fiore, o quelle “sognate” in cui i personaggi saltano fra pietre colorate sospese. Profondamente commovente, ma senza eccessi, come nella tradizionale sobria profondità giapponese. Dura quasi due ore, ma non annoia mai.
Il protagonista è il ragazzo, la cui evoluzione interiore e decisiva è resa in questo splendido “romanzo” di formazione. Il classico secchione, che usa i successi scolastici per ripararsi dalle frustrazioni che il mondo gli riserva; che si aggrappa alla freddezza dell’intellettualismo per inventarsi una superiorità che lo metta al riparo dall’inadeguatezza che tanto lo fa soffrire nel rapporto con i suoi simili, e l’umanità in generale. La cultura come possibile maschera, d’infallibilità, viene appunto qui smascherata.
Indimenticabile è l’immagine, rara ma non irreale, della ragazza condannata da un tumore (questo è il motivo del titolo, d’impatto espressionistico quanto reale visto il tema, ma anche un po’ troppo crudo, e soprattutto fuorviante) a morire giovanissima, che mantiene un meraviglioso e costante equilibrio esistenziale gioioso, più forte persino dell’irruzione inappellabile del dolore più tragico. Un messaggio utilissimo, all’insegna della leggerezza, di amore per la vita, nell’incertezza di tutte le sue componenti fondamentali, e nell’assenza di illusorie consolazioni ultraterrene (gli altri vanno alla sua tomba per il bisogno affettivo, ma non è mai lei, in vita, a pensare a quando gli altri visiteranno la sua tomba, o a cosa ne sarà della sua vita dopo la morte): vivere è soprattutto essere felici, e questo è soprattutto essere amati, e richiede capacità di amare. Senza tollerare rimpianti, ma sfruttando al massimo tutte le possibilità buone che la vita propone. Dando valore ai gesti d’affetto, ai sentimenti profondi e semplici, senza superficialità, ma anche senza pesantezze inutili.
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