Regia di Jon Avnet vedi scheda film
Mississippi, estate 1970: Stephen, tornato dal Vietnam con problemi mentali, non riesce a conservare un lavoro per più di una settimana; la moglie si arrabatta per tirare avanti la baracca (in senso letterale, visto che la loro casa è stata demolita); i figli cercano di stargli vicino come possono. Io amo questo film, e soprattutto amo il personaggio di Costner: un eroe della vita quotidiana, pacifico ma non debole, reso saggio dalle traumatiche esperienze attraversate, che muore fuori scena ben prima della fine e lascia un meraviglioso regalo postumo ai suoi senza neanche saperlo. La guerra, quella vera, si vede solo in due brevi flashback ma incombe a partire dal titolo (niente male quello dell’edizione francese, À chacun sa guerre): in patria ci sono da combattere guerricciole incruente, ragazzi contro ragazze, bianchi contro neri, Stu e Lidia contro i terribili vicini Lipnicki. Che poi, a ben guardare, non sono neanche così terribili: piuttosto sono poveri diavoli incattiviti dalla miseria, come mostra Stephen nel momento più toccante del film (“Avevano l’aria di chi non riceve un regalo da parecchio”); fanno una vita da selvaggi, si muovono in branco, imperversano per tutto il tempo e infine spariscono nel nulla, come un incubo che si dilegua all’alba. Azzeccata la scelta di affidare la voce narrante alla ragazzina, che è abbastanza matura da opporsi alle discriminazioni subite dalla sua amichetta nera e ha l’ottica giusta per raccontare la storia.
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