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Grazie a Dio

Regia di François Ozon vedi scheda film

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La recensione su Grazie a Dio

di alan smithee
8 stelle

BERLINO 2019 - ORSO D'ARGENTO - GRAN PREMIO DELLA GIURIA / CINEMA OLTRECONFINE

Il quarantacinquenne lionese Alexandre Guérin ha tutto: una lavoro ed una carriera più che rispettabili, una bella moglie coetanea con cui ha concepito cinque bei figli, istruiti e allevati nell'osservanza di una dottrina cattolica da sempre condivisa e abbracciata.

La realizzazione e l'armonia che trapelano dalla complicità familiare che spesso lo accompagna, nascondono tuttavia un pesantissimo trauma mai rimosso completamente, e comprensibilmente, occorso in età adolescenziale, quando l'uomo, all'epoca appunto ancora bambino, subì sotto forma di ripetuto abuso sessuale ad opera del prete presso il quale egli prestava servizio in chiesa e dal quale il bimbo stava ricevendo gli insegnamenti per ambire alla ricezione dei Sacramenti.

Venuto a conoscenza che padre Preynat continua ad esercitare, nonostante lo scandalo occorso, la sua missione pastorale, che continua a vederlo coinvolto con minorenni, l'uomo decide di reagire.

La missione a cui andrà incontro sarà un calvario, tra ricordi dolorosi e silenzi sospetti anche da parte della sua stessa famiglia, decisa solo in parte a denunciare con sdegno il vergognoso, terribile comportamento del prelato.

Ma Francois Ozon non si limita a ciò e, quasi a metà film, estende ed amplia il percorso - tutto in salita ed ostacolato come da un muro di gomma ostentato dalla burocrazia e dall'inerzia del clero tutt'attorno - attraverso il coinvolgimento di altri personaggi che, poco per volta, subentrano e si aggiungono a quello che, almeno in un primo momento, poteva apparire come il protagonista assoluto ed esclusivo.

E' un film importante, duro e cocciuto quello con cui il regista degli splendidi Gocce d'acqua su pietre roventi, Sotto la sabbia, Frank (e molti altri ancora) si ripresenta in regia, ostentando con risolutezza e una tenacia eroica un argomento già sulla carta ostico ed odioso come quello degli abusi su minori perpetrati proprio da un ceto che, al contrario, dovrebbe costituire garanzia di sicurezza e serenità per le piccole vite in corso di formazione, fisica ed eventualmente spirituale.

Il film punta dritto al centro di una delle molte vergognose e turpi vicende che hanno scosso ed indignato l'opinione pubblica e minato le basi e la reputazione della Chiesa Cristiana e Cattolica degli ultimi decenni, oltre che distrutto per sempre la serenità di molti minori brutalmente abusati, analizzando con puntiglio, ma anche una sobria profondità di introspezione, il disagio che, unito anche ad un comprensibile disorientamento e scoramento da parte di quelle vittime ormai adulte, rimaste sbalestrate dal ritrovarsi a piede libero il proprio antico perverso persecutore, pervade l'animo scorato di questi adulti perennemente perseguitati dalla violenza subita.

E la fede in un Dio della pace e della giustizia, anche quando pare che sia intenzionata a restare viva nel proprio intimo e non presagire peraltro comprensibili intenzioni apostatiche, alla resa dei conti si dimostra difficile da sostenere, pure in capo al nostro combattuto protagonista principale (un ottimo e perfetto Melvil Poupaud, qui impegnato in uno dei ruoli chiave di una carriera peraltro assai sfaccettata e versatile) almeno come dichiarazione di intenti che solo poco prima si sarebbe stati in grado di sottoscrivere ed urlare a proprio suffragio. 

 

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