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Il diavolo probabilmente

Regia di Robert Bresson vedi scheda film

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La recensione su Il diavolo probabilmente

di Baliverna
8 stelle

E' un film rigoroso e rarefatto, come molte delle opere del maestro francese. Gli attori recitano come in stato di trance, o forse non recitano, ma dicono solo delle cose. Queste sono spesso ermetiche, da pensarci sopra un paio di volte; qualche volta incomprensibili ma mai banali. La recitazione stranita non è un difetto del film, ma deriva da precise indicazioni del regista, il quale credeva profondamente in questo modo di fare cinema.
Al centro vediamo la figura di un giovane ribelle verso la società e qualsiasi forma di istituzione, come pure molto pessimista su se stesso e il mondo. Benché abbia le sue peculiarità, fa anche lui parte della galassia della contestazione di quegli anni, quando in molti casi si teorizzava semplicemente la distruzione di tutto ciò che era tradizionale, senza alcuna idea su quello che si voleva costruire dopo (vedi la scena dell'assemblea giovanile). Il ragazzo è tormentato e instabile, estroso e inafferrabile. Col pessimismo che nutre non è strano che sia osessionato da pensieri di suicidio. Inoltre - come ammette egli stesso - si sente superiore a tutti e privilegiato per aver capito come stanno veramente le cose. Degli altri gli importa pochissimo. Nonostante ciò (o proprio per questo?) esercita una forte attrazione sulle donne. Ne ha tre, ciascuna informata delle altre, senza che nessuna protesti più di tanto. A loro egli dà briciole di attenzione e di "amore", che esse considerano molto preziose. Tuttavia vive nel suo mondo e gli importa veramente solo di se stesso.
La scheda di Film TV parla di "un Gesù laico". Io non direi prorpio, sprezzante ed egoista come lo vediamo. Probabilmente il regista in questo personaggio ha riversato il suo pessimismo sull'uomo e le sorti dell'umanità, che vede minacciata specialmente dall'inquinamento e dai pericoli delle radiazioni. Mentre l'ambiente naturale viene distrutto, le cattedrali sono vuote, e i pochi credenti si perdono in sterili discussioni teoriche.
Nonostante lo straniamento e la rarefazione, il film sta in piedi, proprio perché dietro la cinepresa c'è uno dei pochi cineasti a saper condurre un'opera con questo stile, che poi è unico e personalissimo del suo autore. Non è forse tra le sue pellicole migliori, ma tuttavia è dignitoso. Si astengano coloro che non amano questo cinema rigoroso e riflessivo, e soprattutto i depressi. La pellicola è infatti una lenta discesa all'inferno, con pugno nello stomaco finale, mentre "il diavolo si fa beffe dell'umanità". 

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