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Il diavolo probabilmente

Regia di Robert Bresson vedi scheda film

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FABIO1971

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il diavolo probabilmente

di FABIO1971
8 stelle

"Stupendo, per tranquillizzare la gente basta negare l'evidenza".
"Quale evidenza? Siamo in pieno soprannaturale, niente è visibile...".
[Antoine Monnier e Henri De Maublanc]


Parigi, 1977: Charles (Antoine Monnier), di famiglia agiata, ha abbandonato genitori e studi: è in caduta libera in un vuoto senza fondo, "non ha più voglia di fare niente".
"Ma non ci sono dei limiti al non fare niente?", gli domanda Michel (Henri De Maublanc):
"Sì, ma una volta che li superi, provi una voluttà straordinaria, inaudita...".
L'apatia che lo ha investito travolge coscienza e sentimenti, abbandonati a se stessi nell'incapacità di decisione. Osserva il mondo che lo circonda e, sopraffatto dal disgusto e senza più speranze, sceglie la morte...

L'amore
Amore inteso come esperienza sentimentale di sofferenza, mutevole, una caotica girandola di pulsioni irrazionali governate da casualità e sesso, qualcosa di cui convincersi ma a cui si finisce per non credere. Alberte (Tina Irissari) ama Charles: anzi, ama Michel, con Charles "è diverso, non è vero amore". Per andare a vivere con lui, comunque, ha piantato la ricca famiglia borghese senza troppi rimpianti. Michel, invece, che è amico di Charles, spera nell'amore di Alberte. Edwige (Laetitia Carcano) lavora distribuendo volantini sovversivi in chiesa per conto del proprietario di una libreria, con cui si frequenta occasionalmente. Per lei Charles ha lasciato Alberte, piantandola all'improvviso pur essendo convinto di amarla: continua, però, a preferirle Edwige ed a trascinarsi alla deriva senza una meta a cui approdare.

L'ambiente, l'inquinamento, i disastri ecologici
Michel, giornalista, collabora con gli attivisti di un'associazione per la salvaguardia dell'ambiente, partecipando alla redazione dei testi che commenteranno i loro agghiaccianti filmati di denuncia:
"...vicino e tutt'attorno migliaia e migliaia di alberi secchi. Radiografia delle zampe di un bue che vive nei paraggi. Sterminio di uccelli e di insetti utili all'agricoltura. Inquinamento per infiltrazione di fiumi ed oceani. Fissaggio di veleni nell'organismo degli esseri viventi, compreso l'uomo".
"Minacce di prigione e di morte non li fermerebbero".
"Questi non li hanno fermati... Il lavaggio delle petroliere...".
"Ma nessuno li ha mai minacciati".
"... Non solo il rumore, l'espulsione di ossido di azoto distrugge la fascia protettiva di ozono".
"Quando il traffico sarà raddoppiato, non ci sarà più cielo azzurro. La Terra, sempre più abitata, sarà invivibile. Distruzione di intere specie per il profitto"
.
"280 specie di uccelli e di mammiferi scomparsi in oltre cento anni, 400000 elefanti, mille rinoceronti abbattuti quest'anno in Kenya".
"18000 cuccioli di foca per due milioni di dollari. Il tutto, più o meno, autorizzato. I fanghi rossi...".
"Per anni, 2000 tonnellate al giorno di acido solforico rovesciate nel Mediterraneo".
"Ora usano gli inceneritori, ma non è meglio. Minamata: scarico in mare di mercurio, poi trasmesso all'uomo dai pesci. Non mostreremo mai abbastanza queste immagini. Quindici anni per provvedere. Dall'1% al 2% del tonnellaggio mondiale sparso lungo le coste negli oceani. E si continuano ancora a varare altre superpetroliere..."
.

La politica e la ribellione studentesca
Un comizio sovversivo:
"Proclamo la distruzione! Tutti possono servire a distruggere, è facile: si possono tenere in pugno migliaia, milioni di persone con gli slogan".
Irrompe Charles:
"Distruggere chi? Come?".
"Sempre domande, per questo non si farà mai niente".
"E che cosa ci sarà dopo?".
"Qualsiasi cosa, sempre meglio di adesso. Se ci facciamo rompere la testa, è meglio sapere a che cosa servirà, se è possibile..."
.
"A che cosa servirà? A niente!".

La religione
In una suggestiva sequenza nella chiesa di Saint-Rémy, contrappuntata con ironica solennità dalle improvvise bordate dell'organista, un altro infuocato dibattito:
"È perchè Lutero aveva detto che l'ostia si consacrava solo dopo essere stata inghiottita, che voi la fate toccare da mani impure?".
"Impure?".
"Mani non consacrate dal sacerdozio".
"Montesquieu diceva che il Cattolicesimo avrebbe distrutto il Protestantesimo e che poi i cattolici sarebbero diventati protestanti".
"Correte dietro ai protestanti a causa del libero arbitrio e delle possibilità che vi dà di vivere e pensare come volete. Vogliamo far entrare il Cristianesimo nella vita di oggi".
"E perchè non la vita di oggi nel Cristianesimo?".
"Siamo stanchi delle vecchie formule. È una ricerca che portiamo avanti con i fedeli ogni giorno...".
"Lasciateci in pace con le vostre ricerche!".
"... facendo riunioni anche con i protestanti per preparare la Chiesa di domani e costruire un Cristianesimo più logico".
"Logico? Ma la religione non è logica!".
"E proprio per questo, lo si voglia o no, il Cristianesimo di domani non sarà una religione".
"Bisogna evolversi, vivere il nostro tempo".
"Me ne frego del vostro tempo!".
"Siete tutti così civili e così colti, voi e i vostri vescovi, per questo le vostre musiche sono insipide ed i vostri canti ingenui. Tutti gesti e parole, più o meno di vostra invenzione, umilianti in quanto insignificanti. Non è con la mediocrità che Dio si fa conoscere"
.

La psicanalisi
Charles è stato arrestato per errore. Rilasciato, viene spedito da un celebre psicanalista, il dottor Mime (Régis Hanrion). A lui esternerà, inequivocabilmente e definitivamente, il proprio malessere:
"Come è nato questo suo disaccordo con la società?".
"È il mio stato abituale, l'ho tenuto nascosto per un pezzo".
"L'inazione non le procura un certo piacere?".
"È il piacere della disperazione, evidentemente...".
"Si sente colpevole?".
"Colpevole?".
"Verso se stesso".
"Colpevole senza esserlo. So di essere più intelligente degli altri, più lucido, e sono cosciente della mia superiorità: ma se facessi qualcosa mi renderei utile, sia pure in minima parte, ad un mondo che mi fa schifo. Tradirei le mie idee e questo mi farebbe solo sprofondare di più: preferisco che non ci sia via d'uscita".
"Mendicare per la strada, come ho visto fare a quelli come lei, non è un po' degradante?".
"L'elemosina degrada sia chi dà che chi riceve".
"E se fosse una scusa per la pigrizia?".
"Forse. Ma che cosa cambia? Se il mio scopo fosse il denaro o il profitto, sarei disperato da tutti".
"Constatare che ha ragione non la riconcilia con la vita?".
"Perdendo la vita, ecco che cosa perderei: il piano famiglia, le vacanze organizzate, culturali, sportive, linguistiche, la biblioteca dell'uomo colto, tutti gli sport, come adottare un bambino, le associazioni dei genitori, degli insegnanti e degli alunni, l'insegnamento, educazione da 0 a 7 anni, da 7 a 14 anni, da 14 a 17 anni, educazione propedeutica al matrimonio, gli obblighi militari, l'Europa, le decorazioni, i distintivi, onorificenze, la donna sola, le malattie per assistiti, le malattie dei non assistiti, l'uomo di successo, esoneri fiscali per persone anziane, le tasse comunali, la cessione del quinto, i canoni radiotelevisivi, credito concesso al consumo, riparazione a domicilio, indicizzazione dei contratti, IVA e ritenuta d'acconto"
.


Premiato con l'Orso d'argento al festival di Berlino, Il diavolo probabilmente..., penultimo, splendido film di Robert Bresson, è la cronaca di una resa definitiva: l'umanità, infatti, è sull'orlo della catastrofe, perchè speranze e certezze, avvelenate dalle debolezze e dall'indifferenza dell'uomo, sono state spazzate via. Nell'anno di grazia 1977 le problematiche, i mali endemici e le afflizioni che struggono il pianeta non sono poi così distanti dai panorami odierni: disagio giovanile, amore, morte, politica, famiglia, ambiente, religione, energia nucleare, droga, psicanalisi... In un contesto sociale dove la lotta di classe ha esaurito ogni spinta eversiva, dove l'imborghesimento delle coscienze ha dischiuso scenari sempre più grigi ed apocalittici, dove anche il microcosmo giovanile ha smarrito identità, illusioni e forza interiore, l'unica, estrema via di fuga può condurre soltanto verso la morte. Il diavolo probabilmente... è il racconto in flashback di questo "viaggio al termine della notte", è la solenne via crucis di un metaforico messia dei tempi moderni che, assetato di una libertà impossibile, annega malessere ed inquietudini annichilendo ogni suo intimo sussulto di indignazione e scegliendo, a sancire la propria distanza dal disfacimento in atto, quell'emarginazione che lo condurrà fino al rifiuto della vita. Un percorso esplorato con sguardo disincantato e profondamente pessimistico da Bresson, che orienta l'andamento della narrazione improntandolo sulla teatralità della messinscena e sulla rarefazione emotiva, risolta nell'astrazione simbolica e drammaturgica ed amplificata dalla stridente ampollosità dei dialoghi e dalla recitazione degli attori, orchestrata sui toni monocordi (che il doppiaggio della versione italiana del film accentua ulteriormente) delle battute e sulla ieraticità dei gesti, come sottolinea Ermanno Comuzio nella sua recensione del film (Cineforum n. 174 del maggio 1978): "La sua 'estetica del togliere' raggiunge qui una specie di vertice: la nudità e l'austerità del suo raccontare non sono il prodotto di un cinema povero, ma una scelta precisa di uno stile rarefatto fino alle estreme possibilità espressive, oltre le quali c'è l'ineffabile". L'analisi sociologica, quindi, scarnificata nel rigore della sintesi documentaristica (esaltata dall'austerità cromatica della fotografia di Pasqualino De Santis e dal minimalismo elettronico dei rari interventi della colonna sonora di Philippe Sarde, a cui si aggiunge, nella sequenza del furto delle monete dalla cassetta delle elemosina nella chiesa di Saint-Rémy, il mottetto Ego dormio di Claudio Monteverdi), si colora a poco a poco di sfumature più palpabili e la messa a fuoco si concentra sugli umori più intimistici del conte (im)moraux, trasfigurandoli allegoricamente in una simbolica rappresentazione sacra. Tutto implode nel lungo pedinamento di Charles e Valentin (Nicolas Deguy) fino al cimitero di Père Lachaise, dove il gelo dello sguardo si scioglie in una per certi versi paradossale, ma improvvisa e dolente, sublimazione dell'emozione: dall'arrivo di Charles nell'appartamento di Valentin in poi, infatti, la macchina da presa di Bresson si desta dal torpore dell'indagine documentaria e della frammentazione narrativa per costruire un magistrale epilogo in crescendo, accompagnando il suo protagonista verso il calvario con movenze più avvolgenti e tagli via via più incalzanti. È la Passione di Charles: Valentin è il suo Giuda, tossico, disperato, che per denaro non esita a scassinare la cassetta delle elemosina in chiesa e, senza alcuno scrupolo, a trasformarsi in carnefice. La macchina da presa di Bresson li segue in strada, di notte, poi in metropolitana, la sosta in un caffè per un cognac, gli ultimi passi sui marciapiedi verso il cimitero, la musica di un pianoforte diffusa dall'interno di un appartamento, le mura di cinta scavalcate, le tombe, un discorso interrotto brutalmente da due spari, un vialetto alberato...
"I governi hanno la vista corta".
"Non prendetevela con i governi! In tutto il mondo, in questo momento, nessuno e nessun governo può vantarsi di governare: sono le masse a determinare gli eventi, delle forze oscure di cui è impossibile conoscere le leggi".
"La verità è che qualcosa ci spinge contro quello che siamo".
"Bisogna starci, starci sempre".
"Se no passi per quello che protesta sempre".
"Ma chi è allora che si diverte a farsi beffe dell'umanità?".
"Già, chi ci manovra sotto sotto?".
"Il diavolo, probabilmente..."
.

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