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La polizia accusa: il Servizio Segreto uccide

Regia di Sergio Martino vedi scheda film

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La recensione su La polizia accusa: il Servizio Segreto uccide

di Piace91
5 stelle

Sergio Martino è uno dei pochissimi registi che si sono messi alla prova col poliziottesco senza incappare in critiche totalmente stroncanti, meramente per motivi ideologici. La critica di sinistra era già stata clemente col ben più riuscito Milano trema del '73 e si mantiene tiepida anche con il lavoro in questione: non si ha a che fare col poliziotto violento ma qualunquista, bensì con un tutore della legge che opera contro trame sovversive neo-fasciste, in un film che parla apertamente di servizi segreti deviati, borghesia nera e progetti di sovversione dell'ordine democratico. Per questo, alcuni critici dell'epoca, pur sottolineando le solite bastonate trite e ritrite contro il cinema popolare, concludevano il proprio trafiletto (perché sempre di trafiletto si trattava, mai di approfondimenti o colonne) con un sorrisino e una pacca sulla spalla al regista, che almeno non sfornava il classico "polpettone fascistoide". 

 

Questo tratto del film è assolutamente interessante. Il poliziottesco, come pochi altri generi, si nutre della propria contemporaneità e Martino è bravo a fotografare l'Italia post piazza Fontana e, soprattutto, post golpe Borghese e Rosa dei Venti. La Polizia accusa è un bel mattone del genere, che tratta determinate tematiche a viso aperto e marca un'evoluzione dalle semplici storie di rapine o di malavita comune. Semplici, appunto. Quando passi da snodi collaudati, meccanici e spesso ripetitivi a una trama che necessita di una maggiore finezza e complessità, non è un salto così immediato. Infatti, una delle pecche maggiori di questo film è la confusione sia narrativa che ritmica.

 

I primi minuti sono clamorosi: omicidi orchestrati sorretti dal rumore delle rotative e dai titoli di giornali, in una sequenza fantastica montata alla grande, con ottime trovate anche a livello di splatter, come un corpo dilaniato da un treno che schizza litri di sangue sulla cinepresa. Man mano che la narrazione continua, sorpaggiungono sia un calo di ritmo, sia gli effetti disorientanti di una sceneggiatura poco curata e una scrittura un po' traballante, unita a qualche errorino di regia. Sebbene non manchino scene estremamente interessanti, come una conversazione in elicottero sulla concezione della democrazia; uno scambio di battute che vale ancor di più se trasportato a oggi. Il cast è il classico del genere: faccia di tolla Luc Merenda, coadiuvato da caratteristi calzanti, una Delia Boccardo poco convincente e un Tomas Milian poco in scena ma sempre bravo. 

 

In sintesi, in quanto a originalità del soggetto e delle situazioni, non ho paura a dire che questo film sia eccellente e originale; ma dall'altra parte, per risultare davvero un film rimarchevole, c'era bisogno di un'evoluzione a livello di scrittura. Una volta che questa non avviene, ci si trova davanti a una grande idea sviluppata male e, per questo, il più classico e ritrito poliziottesco sparatutto, quando è ordinato e tecnicamente sul pezzo, vale di più. Ciò non vuol dire che La polizia accusa non vada custodito nella propria collezione, ma da parte mia ci sarà sempre quel retrogusto di incompiuto a guastarmene la visione. 

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