Regia di Juuso Laatio, Jukka Vidgren vedi scheda film
TFF 36 - AFTER HOURS
Turo è un bel ragazzone dalla lunga, inevitabilmente e provocatoriamente femminile chioma che gli arriva al giro vita; gli piace più di ogni cosa l'hard rock e lo stile che questo genere musicale un po' sopra le righe si porta appresso; per celebrare questa sua spasmodica passione, si ritrova - nel tempo che non occupa come inserviente di un piccolo ospizio del villaggio finlandese quasi idilliaco che lo ospita - in uno scantinato della piccola azienda paterna dedicata alla macellazione delle renne, per suonare con la sua band di altrettanto cappelloni coetanei.
La possibilità di vederli finalmente partecipare ad un ambito festival musicale tematico coerente con il loro stile, nella vicina Norvegia, permetterà alla band, spesso derisa ed osteggiata dai grevi abitanti della zona, pronti a classificarli come dei volgari pervertiti e satanisti, di farsi valere e di ottenere finalmente quel seguito che fino a poco prima non era mai riuscita a guadagnarsi in casa propria.
La circostanza darà vita ad una serie inesauribile di complicazioni, tra inseguimenti di polizia, morti improvvise intrise di comicità nerissima, comicità al vetriolo, psicopatici maniaci inseriti adeguatamente nella band, e altre buffe deviazioni narrative tali da trasformare la scatenata commedia, solo apparentemente irriverente, ma concretamente piuttosto buonista e di facili sentimenti, quasi in un bizzarro road-movie contaminato di spazzi fantasy, tra nonsense e umorismo macabro, reminiscenze da cultura nordico-celtico-scandinava, seguendo un accumulo/frullato di situazioni che portano il film fuori di testa, completamente verso una sua deriva fuori controllo.
Certo qualche sprazzo di sano divertimento e guizzo di impudico erotismo non manca, a questa scatenata, incontenibile opera prima in capo alla coppia registica Juuso Laatio e Jukka Vidgren: ma la materia si aggroviglia sin troppo per rendere accettabile e digeribile tutto il caotico, scientemente chiassoso guazzabuglio, che non rinuncia a soffocarsi di inutili carinerie e scontate storie di amori e amorini travagliati, utilizzando personaggi-spalla dai connotati davvero esili e superficiali, per non dire macchiettistici e senza originalità alcuna.
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