Espandi menu
cerca
Dolor y gloria

Regia di Pedro Almodóvar vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Furetto60

Furetto60

Iscritto dal 15 dicembre 2016 Vai al suo profilo
  • Seguaci 45
  • Post -
  • Recensioni 2024
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Dolor y gloria

di Furetto60
8 stelle

Notevole film del geniale regista Pedro Almodòvar. Banderas ispiratissimo, brava la Cruz.

Un fiume, delle donne che cantano, un bambino sulla schiena della sua mamma. Incipit suggestivo ed  evocativo quella con cui si apre "Dolor y gloria", film di Pedro Almodóvar . “Il cinema della mia infanzia sapeva di pipì. Di gelsomino. E di brezza d’estate.” le parole del protagonista, Salvador Mallo, regista che impersonato da Antonio Banderas, trova la dimensione ideale per esprimere un’esistenza divisa tra fare arte e vivere l’arte, che nel suo film più originale l’autore sembra suddividere idealmente in blocchi,  che poi  si sovrappongono. Salvator disilluso e disincantato oramai artisticamente ha imboccato il viale del tramonto, è acciaccato sia fisicamente che emotivamente, attraverso spicchi di memoria, riporta immagini ed episodi della sua infanzia negli anni ’60,quando emigrò con i suoi genitori poverissimi a Paterna, un comune situato nella provincia di Valencia, per abitare in una grotta, dove tra la miseria e al contempo la vitalità, percepisce la sua prima pulsione sessuale, sviene addirittura, alla visione dell’atletico corpo nudo del suo allievo, un giovane e virile muratore analfabeta, continua la narrazione con il suo primo amore da adulto nella Madrid degli anni ’80, la scrittura come unica ragione di vita, la scoperta del cinema e infine la depressione, il conseguente smarrimento, causato dall’impossibilità di proseguire il lavoro di regista. Alla proiezione celebrativa di un suo film, Sabor, ritrova Alberto, l’attore che lo interpretava con il quale ha vissuto un rapporto conflittuale, per paradosso l’eroina che li aveva allontanati li riunisce, poi ritrova Federico, il suo grande amore, che per caso assiste a teatro alla rappresentazione del monologo Adicción, in cui Salvador parla della loro relazione, ma non si lascia andare a pericolosi ritorni di fiamma. È il momento in cui la parabola svolta, quello in cui il protagonista ritrova la strada, riprende la bussola della sua vita, si libera dalla droga scoperta tardi ma subito allontanata. Mette un punto alle dipendenze, per pervenire a un percorso medico e terapeutico normale, e riconciliarsi con una figura materna da sempre vissuta problematicamente e di cui conserva un ricordo tenero degli ultimi giorni e poter tornare al cinema, complice il ritrovamento casuale di un altro pezzo di passato decisivo, lo schizzo di un ritratto che gli aveva disegnato il  muratore di cui sopra, al quale Salvator aveva insegnato a leggere e a scrivere e che per gratitudine gli aveva inviato sperando che il caso lo avesse condotto al  suo naturale destinatario. Il regista Pedro Almodóvar magicamente come sempre mette in scena la sua crisi professionale e umana, dopo La mala educación e Volver prime tappe di questo percorso, arriva Dolor y gloria  il più intimo. Salvador Il suo alter ego, ha imparato la geografia viaggiando, ma adesso riversa la sua vita nel film. Così Dolor y gloria, al di là di una prima lettura, si rivela complesso gioco di specchi. Tutte le sequenze che riguardano l’infanzia, sono riletture alla luce del presente di eventi che non vengono semplicemente evocati, ma ricostruiti secondo le logiche trasfiguranti del cinema. Non si ripropone il passato, lo si ridefinisce. Non flashback, ma  flash-forward. La scena del muratore nudo è la riproposizione di una situazione forte che in passato aveva rivelato al protagonista il suo orientamento sessuale, oggi gli consente di riappropriarsi del suo mondo poetico, trovando in esso l’energia e l’ispirazione per tornare a fare cinema. La reazione della madre che vediamo è il prodotto della rivisitazione che il regista alias Salvador/ Pedro, fa dell’episodio, cosi immagina che la madre abbia capito tutto al volo, comprendendo il desiderio proibito, Il comportamento di severità è quello che lui le attribuisce mettendolo in scena. Non è importante capire quanto ci sia di autenticamente autobiografico in questo film, interessante è che il regista si confronti con la dimensione del ricordo. È, infatti, dalla memoria che il film parte, per svilupparla poi nel suo proseguire e ritornare con prepotenza sul finale di una storia che è sua, ma potrebbe essere di tutti. Le immagini di Salvador bambino, punteggiano la prima parte, poi arrivano i dolori, le droghe, una carriera sospesa. E quando la vita è cinema e non puoi più farlo, nulla ha più senso. Salvador cerca rifugio nella droga, rivive nel passato, si riavvicina al quell’attore che ha detestato per trent’anni, che ha rovinato il suo film proprio in quanto condizionato dal vizio dell’eroina, ma che oggi gli sembra perfetto. Salvador affronta la paura che gli impedisce di agire liberamente e decide di distaccarsi da tutto. In primis da quello che ha prodotto, non presentandosi al dibattito con il pubblico,poi da quello che ha scritto e di cui non vuole assumere la paternità e che finisce per consegnare proprio a quell’attore che aveva odiato. L’amore motore della vita perché dopo il periodo dell’infanzia, è l’amore che ti cambia di più, Secondo punto cruciale del film che raggiunge così il suo ultimo step narrativo, con una convinzione dolorosa quanto il male fisico: “L’amore non basta a salvare chi ami.”. E, così, arriva la madre, in sostanza presente da sempre, ma più reale nella terza parte del film, Una figura materna che Almodóvar ha sempre riportato nella sua filmografia e che, come per la fondamentale importanza di Antonio Banderas nel ruolo di Salvador Mallo, ha l'analoga valenza, averle dato il volto e il corpo della sua musa, Penelope Cruz. La vecchia madre, che vuole morire nel suo letto, nel suo paese, si contrappone con la giovinezza rigogliosa della più giovane Cruz. Una donna, quella avanti con l’età, arrivata ai suoi ultimi giorni, con cui chiarirsi e alla quale chiedere scusa per l’ultima volta, gli confida con disarmante sincerità: “non sei stato un bravo figlio” un rapporto conflittuale, ma vitale. Insomma, un film labirintico e magnetico. Notevole

 

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati