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Dolor y gloria

Regia di Pedro Almodóvar vedi scheda film

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La recensione su Dolor y gloria

di kubritch
7 stelle

Sempre più disilluso e nostalgico.

Ancora il ritratto di un artista in crisi esistenziale e fisicamente malandato (in Gli abbracci spezzati era un regista cieco che richiamava la fotosensibilità di Almodovar), molto probabilmente in termini psicosomatici. Storia dall'intreccio quasi gemellare rispetto al film La mala educaciòn. Possiamo quasi dire che assieme agli altri 2 film, sopra citati, formi una sorta di trilogia. In questo carrozzone - che va avanti da sé - affollato di personaggi vari; in questo "tourbillon de la vie" di situazioni e ricordi, i dati biografici si confondono e si raccordano con la fantasia del suo autore. Praticamente il film è maschera del regista stesso che, assecondando una covinzione di molti cineasti, ripete sempre lo stesso film. I temi sono sempre quelli: la nostalgia per un passato da cui il protagonista è fuggito da giovane e la pesante delusione del presente. Il sogno si è rivelato solo un'illusione. Gli unici autentici momenti di felicità si rivelano con l'età e l'esperienza, quelli più ordinari, trascurati ed inaspettati: la condivisione di condizioni miserevoli con una madre, mai sfiduciata e l'amore (l'eros) puro ed incompreso dell'imbianchino/alunno. Ciò vuol dire che siamo condizionati e distratti da un errato concetto di realizzazione personale. Ma forse, la nostalgia è solo una fuga dal presente. Alla fine il cerchio si chiude con un finale che ricorda Kiarostami,o, Jodorowski. Il che rappresenta uno sviluppo nella consapevolezza (artistica) da parte dell'illustre cineasta, o, forse, solo un più diretto messaggio di verità nella relazione con gli spettatori. Nel senso. "Non fatevi illudere." 

Almodovàr è un maestro nell'amplificare la profondità di certe emozioni retrospettive, cioè, quando si passano in rassegna gli episodi del nostro passato con commozione e un senso di perdono rivolto a se stessi. Forse, l'autore eccede col melodramma, tipico dei popoli latini, e, anche con l'indulgenza nei confronti di una tradizione, cultura religiosa, non sempre, così, benevola e umanitaria. Inoltre, sono convinto che la nostalgia sia un'emozione sopravvalutata. Da questo punto di vista, se proprio vogliamo ravvisare un'ispirazione cinematografica, Fellini, oltre alla rappresentazione delle emozioni, era anche abbastanza critico riguardo al passato e all'umanità, in genere. 

Bravissimo Antonio Banderas che riesce a farci dimenticare il suo passato di sex symbol e a vestire i panni di un uomo di mezz'età, quasi, patetico. Penelope Cruz, per l'ennesima volta fa il verso a Sofia Loren.

 

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