Regia di Pedro Almodóvar vedi scheda film
Almodóvar firma con questa pellicola dalle tinte autobiografiche la sua opera migliore degli ultimi anni, realizzando al suo solito un melodramma, questa volta più malinconico, sensibile e trattenuto, senza le esplosioni di pianti o di riso a cui ci aveva abituato.
72 Festival di Cannes 2019
In concorso
Gran ritorno del maestro spagnolo con una storia dal chiaro sapore autobiografico. Salvador Mallo, maturo regista afflitto da mille dolori fisici e dalla vena creativa inaridita dalla depressione, si rimettere in contatto con Alberto, l'interprete di Sabor, un suo successo di gioventù, da cui si fa coinvolgere nel consumo di eroina, sollievo per attutire i dolori che lo affliggono, e che scrittura per recitare a teatro un monologo ispirato al suo passato. Questa nuova opera lo porta a riflettere sul suo esistenza, sull'infanzia trascorsa in povertà vivendo in un a curva ( sorta di grotta sotterranea), e sul rapporto con la madre, nonché sulla sua più importante relazione con un uomo, che il monologo gli farà rincontrare. Ed il ritrovamento di un disegno risalente all'infanzia gli darà la carica per la rinascita artistica definitiva, ritornando a girare cinema, con "El Primer Deseo".
Almodóvar firma con Dolor y Gloria la sua opera migliore degli ultimi anni, realizzando al suo solito un melodramma, questa volta più malinconico, sensibile e trattenuto, senza le esplosioni di pianti o di riso a cui ci aveva abituato. Anzi, pare essersi ispirato al consiglio che Salvador dà ad Alberto durante la preparazione dello spettacolo: “il più grande attore non è quello che scoppia a piangere, ma quello che lotta per trattenere le lacrime".
Tante le scene maiuscole disseminate lungo la pellicola, tra queste voglio citare quelle, accompagnate dalle note della nostra Mina, sensuali e tenere della scoperta della sessualità del giovanissimo protagonista, guardando il corpo di un ragazzo, muratore analfabeta, a cui il più piccolo Salvador insegnava a leggere e a scrivere.
Banderas offre una buona incarnazione di un alter ego del suo Maestro, venendo premiato al festival di Cannes, che forse avrebbe potuto conferire a Pedro un premio più importante. Una materna Penelope Cruz si ispira alla nostra Sofia Loren nel mondo dell'infanzia de (spoiler), vera genialata finale.
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