Trama
Salvador, un regista in declino, ripercorre le sue relazioni, alcune fisiche e altre ricordate, dopo decenni. I primi amori, i secondi amori, la madre, la mortalità, qualche attore con cui ha lavorato, gli anni Settanta, gli anni Ottanta e il presente, ma anche il vuoto e l'impossibilità di continuare a girare e lavorare segnano i suoi giorni.
Approfondimento
DOLOR Y GLORIA: I DOLORI, GLI AMORI E I LAVORI DI UN REGISTA
Diretto e sceneggiato da Pedro Almodóvar, Dolor y gloria racconta una serie di ricongiungimenti di Salvador Mallo, un regista cinematografico oramai sul viale del tramonto. Alcuni incontri sono fisici, altri sono solo ricordati: la sua infanzia negli anni Sessanta quando emigrò con i suoi genitori a Paterna, un comune situato nella provincia di Valencia, in cerca di fortuna; il primo desiderio; il suo primo amore da adulto nella Madrid degli anni Ottanta; il dolore della rottura di questo amore quando era ancora vivo e palpitante; la scrittura come unica terapia per dimenticare l'indimenticabile; la precoce scoperta del cinema e il senso del vuoto, l'incommensurabile vuoto causato dall'impossibilità di continuare a girare film.
Con la direzione della fotografia di José Luis Alcaine, le scenografie di Antxón Gómez, i costumi di Paola Torres e le musiche di Alberto Iglesias, Dolor y gloria parla della creazione artistica, della difficoltà di separarla dalla propria vita e dalle passioni che le danno significato e speranza. Nel recupero del suo passato, Salvador sente l'urgente necessità di narrarlo, e in quel bisogno, trova anche la sua salvezza. A spiegare meglio l'origine del progetto sono le parole dello stesso regista: "Senza averlo voluto, Dolor y gloria è il terzo capitolo di una trilogia che va a completarsi dopo 32 anni di lavoro. Le prime due parti sono rappresentate da La legge del desiderio e La mala educación. I tre film hanno come protagonisti personaggi maschili che sono registi e presentano il desiderio e la finzione cinematografica come parti fondamentali del racconto. Il modo in cui la finzione si intreccia con la realtà però differisce in ognuno di loro. La finzione e la vita sono le due facce della stessa medaglia e la vita include sempre dolore e desiderio".
"Dolor y gloria - ha proseguito Almodóvar - ripercorre tra le altre cose due storie d'amore che hanno segnato il protagonista, due storie definite dal tempo e dal caso e che si risolvono nella finzione. La prima è una storia che, quando si svolge, il protagonista non è cosciente di vivere a causa della sua tenera età: la ricorda 50 anni più tardi. Si tratta della storia della prima volta che ha sentito la pulsione del desiderio. Salvador, il protagonista, ha solo nove anni quando accade. L'esperienza è così forte che cade a terra privo di sensi, come colpito da un fulmine. La seconda storia, invece, ha luogo negli anni Ottanta, quando tutta la Spagna vive un'esplosione di libertà con l'arrivo della democrazia. Scrivendo di essa per dimenticarla, Salvador la trasforma in un monologo interpretato da Alberto Crespo, attore a cui la fa anche firmare per evitare che egli venga in qualche modo identificato con il protagonista. Il monologo si intitola La dipendenza e Alberto lo interpreta davanti a uno schermo bianco come unica scenografia. Lo schermo bianco rappresenta tutto ciò che Salvador ha vissuto: il cinema che ha visto nell'infanzia, i suoi ricordi da adulto, i viaggi con Federico per fuggire da Madrid, l'eroina, le sue opere da scrittore e da regista. Lo schermo è quindi testimone, compagno e destinazione".
Il cast
A dirigere Dolor y gloria è Pedro Almodóvar, regista e sceneggiatore spagnolo. Nato nel 1949, Almodóvar si è trasferito a Madrid poco meno che ventenne ma non ha potuto studiare cinema a causa delle sue modeste condizioni economiche. Tuttavia, con i guadagni della vendita di oggetti usati in un mercato delle… Vedi tutto
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- Prix d'interprétation masculine a Antonio Banderas al Festival di Cannes 2019
Commenti (17) vedi tutti
Una lenta, a tratti dolorosa, "confessione laica", da parte di un Almodovar certamente onesto e sincero, ma (A MIO PARERE) "minore". Anche un pò troppo lungo e troppo poco incisivo riguardo ai rimandi al passato. Voto: siccome lo ammiro lo premio, comunque, con un 6 (sei).
commento di Roberto MorottiUn racconto semplice e molto personale, quasi intimo, una confessione aperta come forse mai era accaduto, ma contenuta nei limiti di un rigoroso equilibrio formale che ci riporta ai migliori mélo del regista, che con leggerezza gentile, sa come mantenere alta l’emozione del pubblico, che lo ripaga, alla fine della visione, con sorridente commozione
leggi la recensione completa di laulillaAll'inizio sembra uno sterile esercizio di stile autoreferenziale e mi stava facendo una brutta impressione. Poi per fortuna la storia prende quota e ti ritrovi davanti a un bel film, con un eccellente Banderas a dettarne i tratti.
commento di silviodifedeUno dei migliori Almodovar, maturo ed interessantissimo.
leggi la recensione completa di tobanisNotevole film del geniale regista Pedro Almodòvar. Banderas ispiratissimo, brava la Cruz.
leggi la recensione completa di Furetto60La cifra stilistica del cinema di Almodovar è in grado di essere personale ma universale al tempo stesso, evocativa come poche altre in quella dimensione della memoria in cui il cinema diventa l’intimo ricordo al sapore di “pipì, gelsomino e brezza d’estate”.
leggi la recensione completa di ndr94Almodovar in stato di grazia
leggi la recensione completa di siro17Devo dire la verita',mi e' piaciuto senza grandi entusiasmi,al netto che Banderas recita in modo misurato e perfetto,ma del regista gli ho preferito altre sue opere.
commento di ezioSempre più disilluso e nostalgico.
leggi la recensione completa di kubritchHa i tempi della riflessione su se stessi. Illuminante la puntata sul film di Uomini e Profeti del 8 giugno su Radio3.
commento di Marsil_ClaritzRamblas del tramonto
leggi la recensione completa di Leo PitierPedro Almodòvar firma un racconto intimista sincero e profondo, che chiude (attraverso riflessioni teoriche e filosofiche) il proprio cerchio stilistico-ideologico. Nel testo si va dal dolor alla gloria, ma anche all'inverso, e proprio per questo l'opera assume i connotati di un Melò dal grande respiro.
leggi la recensione completa di IlCinefilorossoAlmodóvar firma con questa pellicola dalle tinte autobiografiche la sua opera migliore degli ultimi anni, realizzando al suo solito un melodramma, questa volta più malinconico, sensibile e trattenuto, senza le esplosioni di pianti o di riso a cui ci aveva abituato.
leggi la recensione completa di port crosIl Re è nudo. Insulso, infantile, recitazione innaturale. Un racconto personale del genere "chi se ne frega" (bastava un articolo su una rivista di gossip) che viene propinato con dovizia di inutili particolari, sotto forma di squallida fiction. Nessuna parvenza di cinema. Solo l'accennare 8 e mezzo è una bestemmia.
commento di iroAutoreferenziale, ma sempre pieno di emozioni!
commento di leplugun film sulla nostalgia dell'età, sugli amori scoperti inaspettatamente, feriti, persi e poi puntualmente ritrovati. forse alla fine si vive in pace con se stessi solo accettando i propri scheletri nell'armadio
commento di cantautoredelnullaDolor y gloria o Being Pedro Almodovar
leggi la recensione completa di momasu