IL CINEMA AI TEMPI DELLA QUARANTENA
Adriana Astarelli è una bella ventenne di Pistoia, trasferitasi a Roma nella speranza di sfondare nel mondo della moda, della tv o addirittura del cinema.
Bella e seducente, e consapevole di esserlo, tenta in tutti i modi di farsi notare e apprezzare, grazie anche al suo carattere aperto, al suo sfrontato ottimismo (peraltro solo apparente), che le permette di soprassedere ogni volta che qualcuno finisce impunemente per approfittarsi di lei sfruttandola senza nemmeno tentare di agevolarla nel suo sogno di sfondare e diventare famosa.
Ingenua, sbadata, tenera e anche un po' romantica, Adriana non farà che ricevere fregature che le daranno solo vaghe illusioni di poter cavalcare un onda di successo che invece finisce inesorabilmente sempre per travolgerla.
E i personaggi che incrocerà nel suo malinconico e sin doloroso cammino indirizzato verso un traguardo di successo sempre puntualmente rimandato o spostato in avanti, sono tutti, chi più, chi meno, i ritratti di personaggi approfittatori od imbroglioni, alcuni scaltramente in malafede, altri in qualche modo vittime come Adriana di un sogno di gloria che si rivela una pura illusione, senza concedere nemmeno una effimera parentesi di notorietà che porterebbe almeno ad alleviare quella insofferenza interiore che conduce nel baratro la nostra tenera, tormentata e disillusa protagonista.
Da una sceneggiatura ineccepibile scritta con criterio e una precisa, disincantata introspezione sul personaggio protagonista dal trio di valenti sceneggiatori rappresentati dallo stesso regista Antonio Pietrangeli, coadiuvato da Ettore Scola e Ruggero Maccari, Io la conoscevo bene scandisce già dall'amaro titolo l'epitaffio in favore della povera protagonista, a cui una Stefania Sandrelli carnale ed erotica come una bambola completamente al corrente della funzione sacrificale a cui viene "destinata" dalle amare circostanze, conferisce una umanità e una fierezza interiore tali da rendere il personaggio di Adriana uno dei capisaldi della variegata e versatile carriera d'attrice della diva italiana.
Le fanno da carosello umano dolente ma anche sferzante di sarcasmo, alcuni personaggi emblematici di un'Italia del boom economico che tenta di farcela a scapito dei concorrenti, senza per questo farsi troppi scrupoli.
Nomi di primaria grnadezza nel panorama cinematografico nazionale, tra cui ricordiamo il pugile suonato Mario Adorf, il talent scout imbroglione Nino Manfredi, un umanissimo Ugo Tognazzi, e ancora Enrico Maria Salerno, Franco Fabrizi, Franco Nero, Jean Claude Brialy, tutti personaggi di passaggio ma fondamentali a completare di un puzzle che nasconde fino alla fine la drammaticità di fondo che anima la scelta della povera, malinconica protagonista, persa nella sua sfiancante e tragica solitudine.
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