Regia di Antonio Pietrangeli vedi scheda film
Le tante (troppe?) canzonette che percorrono il film non ingannino: servono solo ad inquadrare meglio il contesto. E' il frivolo mondo di Adriana, provinciale e stupida senza mezzi termini - se lo sente dire persino in faccia e la cosa non riesce neppure a turbare il suo candore. Adolescente o poco più, maggiorenne ma non matura, la ragazza si lascia andare ai facili entusiasmi della sua età e non si accorge mai di concludere puntualmente nel fallimento. Persino il gesto suicida sembra frutto di un pensiero occasionale, estemporaneo, assolutamente non ponderato. E' il ritratto di una donna-ragazzina, oggetto dell'avidità maschile e bersaglio dello scherno collettivo. E con questo si compie l'altrettanto feroce critica della 'bella gente' dello spettacolo (e del cinema in particolare), di un'italianissima 'dolce vita' ormai fuori tempo massimo, gaudente quasi controvoglia (l'apice nel rapporto Tognazzi-Salerno nella mitologica scena del festino in cui compaiono assieme a Manfredi e Franco Fabrizi).
Adriana, giovane e frivola (ma piacente) provinciale, va a Roma in cerca di successo nel cinema o nella moda. Ma cade in una trappola dietro l'altra: lo spettacolo è un mondo spietato di aguzzini e sfruttatori. Passa per svariate delusioni amorose, un aborto, private e pubbliche umiliazioni, incomprensioni di ogni tipo. Nella sua fragile e non brillantissima mente rimane solo il gesto estremo.
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