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Io la conoscevo bene

Regia di Antonio Pietrangeli vedi scheda film

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La recensione su Io la conoscevo bene

di Peppe Comune
8 stelle

Adriana Ascarelli (Stefania Sandrelli) è una ragazza che arriva a Roma dalla provincia per sfuggire dalla monotona e soffocante routine familiare e tentare la firtuna nel mondo dello spettacolo approfittando della sua belezza e di un fisico che non passa inosservato. Cambia spesso uomini, accompagnandosi a loro con candida accondiscendenza e anche con una buona dose di ingenua incoscienza. Da’ sempre qualcosa di se, anche se si tratta del “pirata” Dario (Jean-Claude Brialy), uno sfaccendato che l’abbandona in una stanza di motel lasciando il conto in sospeso, o di Antonio (Robert Hoffman), un ricco figlio di papà di cui s'innamora che le chiede di telefonare per lui alla propria fidanzata. Ma in cambio riceve solo delusioni, che nell’assommarsi aprono una voragine esistenziale da cui è difficile venirne fuori.

 

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Io la conoscevo bene - Stefania Sandrelli

 

Si è soliti definire Antonio Pietrangeli “il regista delle donne”, ed è vero se con ciò si sottolinea esclusivamente il fatto che diversi suoi film (i migliori a mio avviso) sono incentrati su magnifiche caratterizzazioni femminili. Molto meno se erroneamente si ritiene che siano film interamente concentrati sull’universo femminile e che lascino poco spazio ad altre implicazioni analitiche. Perché i ritratti di donna tratteggiati da Pietrangeli forniscono un quadro ben più ampio di quello circoscrivibile al solo ambito rappresentato, investendo una società in continuo movimento e una galleria umana di complessa eterogeneità caratteriale. Perché Adriana (come Adua, Dora e Pina) è lo specchio in cui può riflettersi tutta la pochezza materialista di un intero mondo, quello retto sulla protervia maschile e capace di proiettare solo un effimera idea di successo sociale, un mondo che, ubriacando di facili speranze gli occasionali procacciatori di fortune, rischia di fargli collezionare solo cocenti delusioni. La storia segue una linearità filologica ma non narrativa. Nel senso che Antonio Pietrangeli ha spezzettato le varie vicende della ragazza come a volerne fare degli episodi singoli che possono essere presi anche a se stanti e che sono uniti tra di loro, da un lato, dall’evolversi della condizione emotiva di Adriana e, dall’altro lato, dalla precarietà del suo avvenire che prende sempre più corpo, incontro dopo incontro, pettinatura dopo pettinatura, canzone dopo canzone. Da ognuno degli episodi è possibile ricavare tutta l’illusoria felicità degli incontri occasionali e tutta la fragilità emotiva di una ragazza che chiede di essere aiutata nel suo inconsapevole calvario esistenziale (“Non hai saputo tenerti niente, neanche un sorriso sincero, e avevi il mondo, il mondo intero, nelle tue mani. Tutto hai perduto, anche l’amore, buttato via dalle tue mani, mani bucate”, canta Sergio Endrigo ad un certo punto del film). Solo le persone che vivono ai margini del “successo” mostrano di poterla penetrare nel profondo, solo i “poveri cristi” come lei possono accordargli un po’ di disinteressata complicità, quelli come il pugile di quartiere Bietolone (Mario Adorf), Italo il meccanico (Franco Nero), intimamente innamorato di lei, o l’attore in crisi Bagini (Ugo Tognazzi, che per la straordinaria interpretazione offerta vince il nastro d’argento come miglior attore non protagonista), un uomo umiliato da tante sconfitte e dalla sua stesa sete di rivalsa. Gli uomini che vivono al riparo del loro ostentato menefreghismo non sanno neanche cosa significhi penetrare l’animo di una donna, quelli che in lei vedono solo un corpo stupendo da rimorchiare, come i giovani Dario e Antonio o Roberto (Enrica Maria

Salerno), un attore mostruosamente volgare e con un arroganza che nasconde l’assoluta mancanza di dignità, oppure quelli che la circondano di calcolate attenzioni al solo scopo di ricaverne qualche utile immediato, come il sedicente agente cinematografico Cianfanna (Nino Manfredi) o l’ambiguo organizzatore di feste mondane Paganelli (Franco Fabrizi). Adriana non disdegna affatto queste avance, anzi, si accompagna a loro sempre speranzosa di ricavarne qualche utile. Il fatto è che Adriana ha perso da tempo la falsa moralità di chi fa finta di non sapere come funziona in quel mondo e come bisogna muovervisi per rimanere a galla, ma neanche ha disperso del tutto la purezza d’animo di fondo, che se gli ha impedito di non cedere alle lusinghe di facili guadagni prostituendosi nel giro dei salotti buoni della capitale, non gli consente di mettersi al riparo dalla scoperta di sempre nuove meschinità. La sua solare allegrezza è pari solo alla vulnerabilità del suo spirito sognante. Comunque, il miglior ritratto di Adriana (ottimamente resa dalla giovanissima Stefania Sandrelli in un ruolo che doveva essere di Sandra Milo) è quello che ne ha fatto lo stesso Pietrangeli attraverso le parole di un altro occasionale amante della ragazza, lo scrittore (Joachim Fuchsberger), che nel parlare dei caratteri della sua prossima eroina letteraria, traccia una personalità che la stessa Adriana riconosce essere la sua. "Il fatto è che le va tutto bene, è sempre contenta, non desidera mai niente, non invidia nessuno, è senza curiosità, non si sorprende mai, le umiliazioni non le sente ; eppure, povera figlia, dico io, gliene capitano tutti i giorni. Le scivola tutto addosso, senza lasciaree traccia, come su certe stoffe impermeabilizzate. Ambizioni, zero ; morale, nessuna, neppure quella dei soldi, perchè non è nemmeno una puttana. Per lei, ierie domani non esistono. Non vive neanche giorno per giorno perchè già questo la costringerebbe a programmi troppo complicati, perciò vive minuto per minuto, prendere il sole, sentire dischi e ballare sono le sue uniche attività, per il resto è volubile, incostante, ha sempre bisogno di incontri nuovi e brevi, non importa con chi, con se stessa mai". Una personalità affascinante e ordinaria insieme, determinata e influenzabile, con un corpo radioso e un velo di malcelata malinconia sempre a invadere gli occhi, quello che nasce e cresce poco per volta e che nessun uomo che l'è stato accanto ha saputo o voluto svelara. Una ragazza come ce ne sono ancora tante al giorno d’oggi. Io la conosco bene. Grande film.

 

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