Regia di Igort vedi scheda film
Con pochissime eccezioni (il Batman di Nolan, L'uomo ragno di Marc Webb e Sam Raimi, Lo chiamavano Jeeg Robot di Mainetti), non ho mai gradito la trasposizione cinematografica dei fumetti (che ormai, con inequivocabile sussiego, ci si ostina a chiamare graphic novels) e, più in generale, le forme di ibridazione nella settima arte. Fa parziale eccezione quest'opera d'esordio del sessantenne fumettista sardo Igort, che deve avere fatto scorpacciate di cinema di Sergio Leone durante la sua giovinezza. La storia è quella di un attempato killer della camorra (Servillo) al quale viene ucciso l'unico figlio e che, proprio per questa ragione, cerca vendetta. L'ambientazione è una piovosissima Napoli crepuscolare di inizio anni '70, i protagonisti maschili si chiamano Totò e Peppino (sic) e in generale i personaggi sono bidimensionali come i fumetti dai quali provengono. Ma la messa in scena è assai ben costruita, la tensione non ha momenti di cedimento e Servillo sembra perfettamente a suo agio nell'aggiungere un altro personaggio a tinte forti alla sua luminosa quanto tardiva carriera.
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