Regia di Igort vedi scheda film
Peppino è un ex sicario, ora ritiratosi dall’attività, che improvvisamente vede la sua vita sconvolta dal brutale omicidio di suo figlio. Non impiega molto a capire chi stia dietro quel gesto terribile e torna perciò a versare sangue nelle strade di Napoli, fino a un amaro, imprevisto epilogo.
Scritto e diretto da Igort, overosia Igor Tuveri, fumettista classe 1958 che per il suo sessantesimo compleanno si regala l’esordio dietro la macchina da presa, 5 è il numero perfetto è un lavoro dalla rifinitura eccellente, tratto naturalmente da un graphic novel (omonimo) dello stesso regista. Se un difetto di fondo si vuole trovare nella pellicola, esso sta in una certa stereotipizzazione talvolta eccessiva dei personaggi, dei dialoghi e delle situazioni: ma questi sono i fumetti e questa è l’atmosfera che Igort vuole trasportare sul grande schermo, peraltro riuscendoci più che dignitosamente. A contribuire al buon esito dell’operazione c’è chiaramente un istrionico Toni Servillo, naso oltremodo ingobbito e pistola sempre carica in mano, sguardo torvo e riflessi più svelti dei suoi nemici; Peppino Lo Cicero è un buono-cattivo (personaggio sostanzialmente positivo che pure agisce con violenza e crudeltà) un po’ troppo sentenzioso, ma scritto indubbiamente in maniera convincente. Già più sullo sfondo rimangono invece i personaggi laterali, con interpreti del calibro di Valeria Golino, Iaia Forte, Vincenzo Nemolato, Giovanni Ludeno e Carlo Buccirosso, per una volta in un ruolo drammatico (pur non eccellendo, se la cava decorosamente). Altra pecca, per quanto funzionale alla storia, è la fotografia morbosamente cupa di Nicolai Bruel, che contribuisce sia a creare i toni sordidi e misteriosi della trama, che gli sbadigli nei momenti – non pochi – in cui la narrazione si avviluppa su sé stessa. 4/10.
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Ho frequentato Napoli dal 61 al 71 e non mi è mai capitato di vederla così deserta. Mi è sembrata una scopiazzatura dei film gangster Americani ancora più eccessivo. Di Servillo detesto il suo sorrisetto "sprezzante" che in questo film è attenuato dal trucco (naso finto"
Si tratta comunque di un fumetto, Pino: in determinate circostanze tutto (o quasi) è concesso, anche se il realismo va a farsi benedire non ci si può sorprendere, né tantomeno si può rimanere delusi. A ogni modo un'opera con qualche evidente difetto, sia pure realizzata con buone idee e adeguati mezzi.
Grazie Miguel, sei sempre gentile. Comunque non sapevo che era tratto da un fumetto , tra l'altro autore del regista, ma questo lo ho scoperto dopo e comunque non sono rimasto deluso in quanto non "amo" Servillo e tantomeno mi piace come attrice Valeria Golino. Un saluto affettuoso.
Ma secondo voi si può mai affidare il ruolo di un noir ,serio e drammatico come questo, a Servillo e Buccirosso?Sarebbe come se Melville avesse preferito i De Filippo a Belmondo, Delon o Lino Ventura.Non trovate?Si e spesso paragonato questo film a "Sin City", ma li c'erano Bruce Willis e Mickey Rourke e non certo Billy Crystal e Robin Williams. Ma per caso i Manetti Bros. hanno forse scelto V.Salemme come Diabolik?Evidentemente sono io che non capisco niente di casting.
A me Servillo drammatico piace molto. Buccirosso qui ha i suoi limiti, è vero, ma la tradizione di comici sorprendentemente efficaci in parti drammatiche è ben nutrita. Non penso sia soltanto una questione di 'capire di casting', per quanto i tuoi esempi iperbolici rendano perfettamente l'idea.
"Ben nutrito"? Hai proprio ragione, infatti Totò soleva dire che gli attori più bravi e versatili sono proprio i comici ,su questo non ci piove, difatti Totò, sorprendendo un po' tutti, è stato perfetto anche nei ruoli altamente drammatici come "Risate di Gioia" e "Uccellaci e uccellini", ma erano drammatici non film d'azione,così come A.Sordi in " Un Borghese piccolo piccolo", Manfredi in " Brutti, sporchi e cattivi" o "Girolimoni", huuu...hai voglia , l'elenco sarebbe lunghissimo e stucchevole, ma erano tutti film drammatici, come giustamente hai sottolineato tu,verissimo,D.R.A.M.M.I, non film d'azione.A.C.T.I.O.N..Per cui anch'io apprezzo Servillo, nei film drammatici, anche in questo " 5 il numero.." è eccellente finché sciorina dialoghi drammatici,anche perché lui secondo me non è un comico e non ne hai mai fatti di film comici, lui è il nuovo Eduardo, ma quando si tratta d' imitare John Wick nelle sparatorie, lui e il comico Buccirosso(perché hai ragione e' un comico, lui si ,ma non certo Servillo")sono entrambi pietosi e ridicoli perché non sono credibili in queste scene d'azione.Il Drammatico Eduardo ed il comico Peppino bravissimi e credibili anche sul versante drammatico,lo sarebbero stati anche nei film action? Non credo avrebbero avuto successo...ti prego non rispondermi con : "E CHI LO SA"?!
Ma no, ti rispondo solo che se il problema è esclusivamente nel genere action, allora si tratta di un problema ben più ampio - che a mio parere riguarda tutto il cinema italiano. Non siamo più avvezzi a certi tipi di lavori, né dal punto di vista produttivo né da quello del pubblico. Giusta idea quella di Diabolik, ma a parte i Manetti sono ancora in pochi, oggi, a credere nel cosiddetto 'cinema di genere' dalle nostre parti (soffermandoci sul cinema di serie A, ben inteso: le piccole produzioni sono decisamente più ispirate e caleidoscopiche). E a conti fatti non è riuscitissima neppure la trilogia di Diabolik, per quanto - parere mio - senz'altro apprezzabile e godibile: ma i tempi dell'action sfrenata sono ormai andati da parecchi decenni.
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