Regia di Igort vedi scheda film
Igort è uno dei più grandi fumettisti italiani viventi, non solo per la sua opera artistica ma anche per il suo talento imprenditoriale poichè ad inizio degli anni 2000 con il crollo delle riviste d'autore verificatasi negli anni 90', oramai anche il fumetto italiano era in una fase di stagnazione e da qui l'idea; puntare con forza sul mercato da libreria fondando la casa editrice Coconino Press con cui diede voce a molti autori controcorrente e innovativi nel fumetto internazionale pubblicandone le opere nel nostro paese e scoprendo futuri grandi autori italiani come Manuel Fior e Gipi tanto per citare quelli più famosi e scoprendo così un nuovo pubblico che non si accontentava di certo del mainstream Bonelli e delle cazzate made in USA. Seppur da qualche anno Igort abbia lasciato il suo ruolo alla Coconino Press per divergenze, ora prosegue la sua attività con la sua nuova casa editrice Oblomov Press, la quale prosegue la sua filosofia editoriale. Igort ad inizio degli anni 2000 pubblicò il fumetto 5 è il numero perfetto, storia di camorra a Napoli negli anni 70', che gli diede fama internazionale tanto che ad oggi è l'opera più conosciuta dell'autore (forse grazie ad una maggio commercialità del soggetto, per quanto poi si possa usare tale termine per Igort).
Soltanto nel 2019 Igort decide di trasporre al cinema il suo fumetto più famoso, non limitandosi a solo a scrivere il fumetto, ma anche a dirigerne la trasposizione al cinema e questo può causare perplessità poichè quando i creatori dell'opera si mettono dietro la macchina da presa, molto spesso combinano disastri (vedere Frank Miller o Stephen King).
La storia è una semplicissima vendetta perpetrata da dall'ex guappo e killer Peppino Lo Cicero (Toni Servillo) nei confronti di coloro responsabili della morte di suo figlio Nino, a cui aveva tramandato il suo mestiere di assassino. Insieme al suo vecchio amico Totò o Macellaio (Carlo Bucciorosso) e con il supporto esterno della sua vecchia amante Rita (Valeria Golino) a suon di sangue e pallottole uccideranno tutti coloro che impediranno a Peppino di ottenere giustizia nei confronti dell'uccisore di suo figlio.
Oltre alla divisione in cinque capitoli tematici, interessante è la scelta registica dei contrasti forti che donano al film una forte impronta visiva; certa critica ha visto un riferimento al Sin City di Robert Rodriguez (2005), però in realtà dato che siamo innanzi ad un film italiano, sembra essere un riferimento al cinema espressionsita tedesco degli anni 20 dai fortissimi contrasti e dalle luci che servivano più a dare un significato alla scena che a dare invece realismo, fuso con certi inserti pop alla Mario Bava nell'uso dei colori miscelando il tutto con certo cinema pulp ed action made in Hong Kong.
Un insieme di ingredienti differenti sono alla base eppure solo un film di mafia ambientato nella città di Napoli potrebbe uscire vincitore, visto che è parte fondante della storia di tale metropoli essere una fusione di varie culture per via delle molti dominazioni subite nel corso dei secoli. La Napoli anni 70' di Igort è volutamente stilizzata ed irreale nelle atmosfere (non circola nessuno di notte? La moltitudine urbana è totalmente assente), lasciando nel corso della visione troppa sospensione della credulità, anche se cinematograficamente si eleva a livello estetico dalla stragrande maggioranza dei film dalla regia paratelevisiva tipica delle pellicole italiane, puntando specialmente sugli spazi architettonici della Napoli del centro storico.
Igort seppur alla lunga stufi lo spettatore con questo giochetti visivi che si appoggiano troppo sul fumetto di origine (il capitolo finale è una liberazione dalla monotonia estetica), riesce ad essere fortemente incisivo nelle sequenze di sparatorie dove fonde mirabilmente pulp (senza certe cafonerie alla Rodriguez), videogioco, fumetto e cinema di Hong Kong; nella sparatoria lunga nella dimora di Don Guarino dove i proiettili illuminano il buio pesto in cui sono immersi i personaggi in questo antico edificio architettonico.
Il numero cinque simboleggia il dominio dell'uomo su sè stesso e al contempo la propria indipendenza da chi vuole controllarci, Peppino sembra esserci arrivato solo in vecchiaia, dove il riposo pacifico può essere garantito solo al prezzo di un sacriificio personale (il figlio) e da ulteriori tradimenti di certezze che si credevano inscalfibili.
Se c'è il bene c'è anche il male, l'uno non esiste senza l'altro e d'altronde questo è l'equilibrio del mondo, per questo più che agli eroie (di cui i fumetti di merda USA ci hanno inondato, nel film presi in giro tramite il fumetto dell'Uomo Gatto che uccide i delinquenti), Igort patteggia per i cattivi (Kriminal e Diabolik), cosa straniante e decisamente amorale, ma anche un punto di vista molto più interessante sia dal punto di vista artistico che sociale, d'altronde come dice Ciro, "Gli americani non hanno mai capito un cazzo".
Peppino si giova dell'interpretazione eccellente di Toni Servillo, che immette tutta la stanchezza fisica ed esistenziale del suo personaggio, donandogli sia spessore psicologico che una notevole presenza scenica e carisma nelle sequenza d'azione, dove sembra un Chow Yun Fat dei bei tempi, seppur più statico e e meditabondo. Servillo fonde la componente pulp orientale con quella folkloristica napoletana, facendo da ponte culturale tra questi due mondi.
Buona la prova di Bucciorosso finalmente liberatasi da certe commediaccie in cui s'era rilegato specie nel decennio precedente, mentre Valeria Golino seppur fisicamente sia una presenza azzeccata, paga un personaggio molto decorativo e poco narrativo.
Costato 4 milioni, bisognerà vedere se riuscirà a ripagare le spese di produzione, di sicuro è un film che punta anche al mercato internazionale e la storia d'altronde è esportabile all'estero e si spera possa incassare bene, anche se qui da noi uscendo tra il Re Leone e Il Signor Diavolo di Avati, non ha sicuramente molte possibilità di farsi notare dal grande pubblico.
Di sicuro è un cinecomic superiore a tutta la spazzatura Marvel e DC che il pubblico ingurgita senza criticare molto e che sicuramente avrà da ridire su questo film certamente non perfetto, ma indubbiamente affascinante sia esteticamente che per il grande Toni Servillo.
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