Regia di Igort vedi scheda film
VENEZIA 76 - GIORNATE DEGLI AUTORI Il pentagono perfetto che il corpo umano forma con la tensione delle sue cinque estremità, ovvero degli arti e del capo vigile sul nemico, si basa e trae il suo equilibrio perfetto appunto sulle cinque estremità formate da gambe, braccia e testa. Per questo qualcuno ritiene che il 5 sia il numero perfetto. Nella Napoli dei primi anni Settanta, Totó e Peppino non sono (più) i noti comici del cinema partenopeo, ma due abilissimi killer della camorra che insieme hanno risolto molte problematiche ai boss che li hanno assoldati.
Ora Peppino sta lasciando la onorata staffetta al volenteroso figlio, dopo trent'anni di onorato servizio tra i vicoli di una città fatta sua da viaggiatore errante, poi trasformatosi in sedentario impenitente. Ma quando il ragazzo viene ucciso in missione, Peppino, assieme a Totó, deve tornare in pista per vendicarlo. Il sangue scorrerà a fiume per i vicoli partenopei. Il fumettista Igort non poteva che rivelarsi il personaggio più adatto per trasporre al cinema una sorta di risposta italiana al Sin City di Rodriguez e Frank Miller.
Ma ce n'era davvero bisogno? E non sarebbe stato meglio o più opportuno incasellare una struttura formalmente suggestiva ed impeccabile solo a livello scenografico, al servizio di una storia un po' più concreta ed originale? La risposta, per quel che mi riguarda, ha una soluzione inequivocabile e il film, al di là della bellezza formale (splendidi i manifesti pubblicitari della Cirio o dell'Amaro Antonetto), si sbriciola in un inutile manierismo, ove a farne le spese ne risentono pure i tre illustri protagonisti, a partire da Toni Servillo e Carlo Buccirosso, meno efficaci e più macchinosi del solito, e una Valeeia Golino utile solo a fini figurativi.
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