Regia di Gianni Di Gregorio vedi scheda film
Torino Film Festival 37 – Festa Mobile.
L’attesa per il piacere può essere migliore del piacere stesso. Porsi un obiettivo che guardi al di là dei confini decretati dalle abitudini, fa tirare la testa fuori dal guscio, accende dei neuroni sopiti, rende più attivi e sprona ad allargare le conoscenze, in pratica risveglia un interesse per la vita.
Dopodiché, arrivare in fondo alla questione e compiere effettivamente il grande salto è tutt’altro che scontato, ma quanto maturato lungo questo percorso di apprendimento, rimane intatto nel bagaglio umano. Specialmente se si parla di una sincera amicizia e di valori legati all’altruismo, che antepongono il benessere del prossimo al proprio.
Giorgetto (Giorgio Colangeli) e il Professore (Gianni Di Gregorio) sono amici di vecchia data, due pensionati che non possono permettersi grandi spese. Così, pensano di emigrare all’estero per sfruttare regimi fiscali più accomodanti.
Mentre cercano informazioni sulle procedure da attivare e sulle destinazioni più indicate al loro profilo, conoscono casualmente Attilio (Ennio Fantastichini), anch’esso interessato a cambiare vita pur essendo ancora un lavoratore.
Decisi a compiere il grande passo, si preparano a salutare la loro città natale ma qualche dubbio su questa scelta comincia a serpeggiare, tra chi ha vorrebbe corteggiare una donna (Galatea Ranzi) conosciuta al bar, chi in fondo non lascerebbe volentieri sua figlia (Daphne Scoccia) e chi preferirebbe usare il denaro accantonato per fini più nobili.
Con Lontano lontano, Gianni Di Gregorio continua a perseguire una poetica ingenua ma confortante, che affronta dei problemi seri, in questo caso le difficoltà economiche dei pensionati e l’opportunità di trasferirsi all’estero per migliorare il tenore di vita, senza fasciarsi la testa, siccome le cose vanno come devono andare e piangere sul latte versato non torna utile a nessuno.
Così, i suoi personaggi sono cittadini del mondo, in un certo senso estranei alle logiche in uso. Non danno i numeri se all’ufficio postale subiscono un’attesa interminabile, non saranno dei geni ma sanno rendersi utili, capiscono l’importanza di un legame, ancora credono nel corteggiamento galante.
Allo stesso tempo, anche in questo caso la struttura è poggiata su un’idea portante e governata sulle singole scene (tra le altre, le due incursioni guizzanti di Roberto Herlitzka in versione notarile), sui botta & risposta dei dialoghi e sul potenziale di un gesto, come poi dimostra un finale del tutto estemporaneo, appropriato poiché quel che andava fatto è stato soddisfatto e il futuro dei tre protagonisti andrà su una falsariga simile a quanto rappresentato sul traguardo.
Con un apparato di questo genere, lineare e senza additivi, gran parte delle responsabilità ricadono sulle spalle degli interpreti, che se la cantano e se la suonano. Come mai in precedenza, Gianni Di Gregorio, al solito affabile e di una gradevolezza sconfinata, si avvale di due scudieri d’eccezione: Giorgio Colangeli lo rimpalla fin dalle prime schermaglie completandolo, mentre Ennio Fantastichini, oltre ad aggiungere sfumature personali, è all’ultima interpretazione prima della morte sopraggiunta nel novembre del 2018, per cui diventa improbo mantenere la giusta distanza e comportarsi come se niente fosse.
Fortunatamente, questo non è un problema, poiché il trio in oggetto funziona a meraviglia, mettendo in evidenza un amalgama spontaneo, trasparente e solido. La carta vincente che consente a Lontano lontano di spruzzare simpatia da tutti i pori, di guardare all’oggi cercando di prendere quel che di buono si può trovare, di ricordarsi che si possono fare tante rinunce ma non perdere di vista quel minuscolo ecosistema che staziona regolarmente al nostro fianco.
Intraprendente e solidale.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta