Regia di Patrick Magee vedi scheda film
Una giovane coppia si ricongiunge all'uscita del ragazzo dalla prigione, ove ha scontato una pena di oltre un anno. Di ritorno a casa, i due inavvertitamente urtano un uomo in fuga orrendamente sfigurato e, nel cercare di soccorrerlo, si ritrovano inseguito da qualcosa che li spinge a perdersi tra le suggestive ma pericolose foreste che separano il carcere dal villaggio ove vivono.
Salvi per miracolo, infreddoliti a seguito di una caduta in una ruscello vorticoso, seminudi e spauriti, i due troveranno magro conforto in una congrega di biechi cacciatori razzisti e grevi, che non risparmieranno ai due atti e comportamenti altamente intolleranti e prevaricatori.
Ma nulla di grave tutto ciò si rivelerà in confronto al destino che il misterioso abitante di quelle foreste riserverà a tutta quella accozzaglia di carne umana, allorché sentirà in qualche modo compromessa la sua reale preda, ovvero la bella protagonista, divenuta oggetto del desiderio della belva.
Nel frattempo uno zelante anziano sceriffo di origine pellerossa si mette sulle tracce della coppia scomparsa, e l'ipotesi che essa sia vittima di una figura leggendaria come Oh-Mah, la creatura mitologica in cui lo spirito di valorosi pellerossa ritornano a vivere nel corpo mostruoso di un essere confinato a difesa delle foreste impenetrabili e suggestive del circondario.
Diretto con carattere e forti capacità di giocare sulla suspence da un Patrick Magee omonimo del celebre attore shakespeariano e kubrickiano che molti di noi conoscono, Primal rage è innanzi tutto e semplicemente un horror fatto bene, non certo originale (se non per il radicarsi attorno al cospetto di una cultura ancor oggi assai misteriosa, e pertanto affascinante, come quella dei nativi americani), ma costruito con razionalità sfruttando al meglio tutti gli appigli classici del genere, puntando sulla tensione, assai forte, sull'emozione di scene di violenza piuttosto efferate e realistiche in grado di accapponare la pelle, e sull'erotismo esercitato da una coppia di protagonisti davvero bella e dal forte sex appeal: la bionda dal fisico mozzafiato Casey Gagliardi e il prestante e muscolare Andrew Joseph Montgomery.
I due, spesso svestiti se non nudi, divengono l'oggetto sessuale l'una del Big Foot, l'altro della strega che lo prende in cura dopo che il mostro lo ha ridotto ad uno straccio.
Un bel mix di emozioni primarie che ormai è lecito (ma tutt'altro che scontato) pretendere da un horror che si rispetti, per un prodotto che convince senza per questo ambire a ricercare, nella sua costruzione generale, plot o spunti originali dirompenti.
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