Regia di Virgil Vernier vedi scheda film
CINEMA OLTRECONFINE
Procedendo sul litorale che, dalla nota amena spianata a mare conosciuta col suggestivo nome di "Promenade des Anglais", lascia Nizza per procedere verso Ovest in direzione Cannes, è impossibile non imbattersi in un gigantesco ed avveniristico, colossale complesso residenziale chiamato "Le vele", ma conosciuto anche come "Le piramidi" per via della sinuosa skyline che le enormi costruzioni disegnano sul mare, attorno alla cittadina di Villeneuve Loubet, a pochi passi da Sophia Antipolis. Li ogni singola città sembra non avere un inizio né una fine, perché ormai tutta la costa (Azzurra) appare quasi completamente urbanizzata senza intermittenze.
Questa sontuosa costruzione riservata alla borghesia agiata, costruita un trentennio orsono su terreni un tempo paludosi strappati al mare e dirimpetto alle verdi montagne soprastanti, fa da sfondo ad alcune storie contemporanee per nulla legate al turismo che in estate imperversa su quei lidi accoglienti, ma incentrate su persone che vivono in quelle zone su base residenziale.
Un film, cinque o più storie che descrivono, o almeno tentano, personalità confuse, incerte, alla ricerca di una motivazione che conferisca appagamento, se non soddisfazione e senso di sicurezza; sia che si tratti di un intervento estetico come un seno rifatto, modellato secondo la propria ambizione, o piuttosto un corso di autodifesa che conferisca sicurezza ed autonomia; o ancora una presa di coscienza sulla deriva di un mondo senza scampo, l'autoconsapevolezza riguardo un un mondo diretto verso un baratro irrinunciabile che faccia da "trait d'union" per i proseliti di una setta portata avanti da un affidabile santone incantatore di bella e rassicurante presenza; e una ragazza di nome Sophia, stesso nome della cittadina in cui abita, alla ricerca di una verità sulla tragica scomparsa della sua amica del cuore.
Mentre intanto alcuni promotori dei vorsi di autodifesa si proclamano garanti della sicurezza di quartiere ed organizzano ronde punitive ai danni degli irregolari.
Tutto ciò in una cittadina di mare sulla Costa Azzurra, la Sophia Antipolis del titolo, tutta mare, costa sabbiosa e montagne selvagge in mezzo alle quali una cementificazione forsennata ha cercato di guadagnarsi spazio tra due territori difficilmente conciliabili.
Purtroppo il film, nel voler raccontare questi disagi esistenziali da parte di queste anime ansiose di trovare motivazioni e risposte ad interrogativi cruciali, denuncia evidenti problemi di scrittura, di mancato o poco chiaro raccordo tra vicende, collegate tra di loro in modo troppo flebile o evasivo.
E Sophia Antipolis, il film, diviene solo un teatro neutro e spettrale, tra il noto, faraonico complesso di palazzi residenziali bianchi sinuosi di cui sopra, che si affacciano come gigantesche vele, prepotenti come colossi, e procedono come piramidi contorte sul mare, trovandosi ad ospitare molto da vicino vicende non banali, ma poco chiare o definite, inconciliabili tra loro.
Anche quando si scoprono saldamente collegate (la giovane Sophia che indaga sulla sparizione dell'amica coetanea che sceglie di rifarsi il seno ad inizio film) ma scritte e strutturate in modo davvero poco convincente. Peccato.
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