Regia di Paolo Virzì vedi scheda film
Piero (Gabbriellini), detto Ovosodo dal nome del quartiere livornese nel quale vive, si arrabatta nel proprio disagio esistenziale inscritto in un'iperbole familiare con padre galeotto, madre defunta, fratello handicappato e matrigna acida e un poco puttana. L'occhio disincantato della cinepresa lo segue dall'infanzia fino al matrimonio, fermandosi a lungo sui personaggi che orbitano intorno alla scuola: una carismatica insegnante delle medie (Nicoletta Braschi) morta suicida e Tommaso (Marco Cocci), compagno di classe alternativo che si scoprirà essere figlio di un ricco industriale. Tra amori difficili, imbarazzi erotici e occasioni perse, Ovosodo si sposerà con una ragazzetta che con assoluta costanza lo ha segretamente amato per anni (Claudia Pandolfi). Cucito addosso ad un personaggio molto simpatico, degna espressione del disagio giovanile degli anni '90, Ovosodo è un film di buona fattura, insignito col gran premio della critica al Festival di Venezia, ma diseguale nelle diverse articolazioni del racconto, esilarante in molti momenti, prolisso in qualcun altro. Destinato, probabilmente, a farsi ricordare come uno dei più lucidi ritratti generazionali dei giovani degli anni '90. Da un soggetto che lo stesso Virzì ha scritto con Francesco Bruni (già autore dell'ottimo Bonus malus) e che i due hanno sceneggiato con l'aiuto di Furio Scarpelli..
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