Regia di Paolo Virzì vedi scheda film
Ciò che rimane di Ovosodo è il quadretto stilizzato (e spesso, ahinoi, banalizzato) della generazione degli adolescenti e postadolescenti degli anni '90: comunque non poco e non semplice, soprattutto, dato che la pellicola viene girata nel 1997 e quindi a lavori ancora in corso. Ma è lo stesso difficile perdonare la faciloneria con cui la sceneggiatura di Francesco Bruni e del regista Paolo Virzì traccia le rotte esistenziali di Piero, esemplificazione forse neppure troppo voluta della mediocrità, e dei suoi compagni di sventura. Piero è un perdente – e su questo non ci piove – ma è un perdente simpatico perché intelligente, buffo, ingenuo; però è anche un perdente schiavo dei suoi stessi fallimenti, incapace di reagire: si rende più o meno conto della sua situazione disastrosa e non fa nulla per migliorarla; come condannato dal fato a una vita senza lode, ma con qualche infamia di troppo, il ragazzo non se la prende mai, né con la scuola dove è incompreso, né col destino o con Dio che gli portano via la madre, gli danno un fratello malato di mente e un padre delinquente, nemmeno con l'amico riccone che ostenta il suo status sociale superiore davanti a lui e pure lamentandosi: viene fortemente il sospetto che Piero sia completamente, definitivamente stupido. Più facilmente, invece, si tratta soltanto di una tara di scrittura che però non può essere più di tanto perdonata in un simile romanzo di formazione, con le aspettative che ne conseguono. Più che di una stroncatura netta, si può parlare insomma di una mezza delusione; in tutto questo è un atto di gentilezza tralasciare la recitazione, che è davvero ai minimi termini per colpa di un cast di esordienti quasi totali guidato dall'unica professionista che risponde al nome di Nicoletta Braschi (in effetti, manco a dirlo, l'elemento peggiore di tutto il film). Come è noto, però, i debuttanti Edoardo Gabriellini, Regina Orioli e Marco Cocci si rifaranno; Claudia Pandolfi aveva già qualche esperienza alle spalle e il suo futuro sarà il più roseo tra quelli del quartetto di giovani protagonisti. 4,5/10.
Piero perde la madre da bambino; ha un fratello ritardato e il padre spacciatore in galera; i suoi unici amici sono la prof di italiano delle medie, che si suicida, e un compagno delle superiori fricchettone ricchissimo, ipocrita e destinato a ereditare la fabbrica paterna. Dove Piero trova lavoro come operaio, dopo essersi ritirato dal liceo; anche con le donne è un disastro: si innamora di una ragazza bella, ma con problemi psichiatrici, e infine si fidanza con la vicina di casa. A una delle sue prime esperienze già la mette incinta e arriva il matrimonio riparatore.
(Re-visione 16/3/24)
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