Regia di Giovanni Troilo vedi scheda film
Maestro indiscusso dell’impressionismo, movimento a cui diede indirettamente il nome, grazie al quadro Impression, solail levant, Claude Monet viene definito anche “pittore della felicità”. Tuttavia, la sua vita non fu affatto facile: l’arte era, per Monet, soprattutto una tortura a cui non poteva sottrarsi, tanto era la sua brama, spesso frustrata, di trasferire sulla tela quel mondo naturale che disperatamente amava. Oltre a questo, non mancarono, per lui, i drammi personali, come la morte della prima moglie e del figlio. Questo documentario - accompagnato da musiche suggestive e da una bella fotografia - ci dà un sunto veloce del suo percorso, soffermandosi soprattutto sull’ultimo periodo della sua esistenza, quando egli, chiuso nel giardino fiorito di Giverny, con il frastuono della guerra dietro la porta, ormai mezzo cieco, si dedicò agli ultimi capolavori, dipingendo le amate ninfee. Il documentario, sebbene non esaustivo, offre diverse informazioni interessanti sul percorso di Monet, e credo possa considerarsi - nel complesso - un omaggio sentito e partecipe alla sua arte senza tempo.
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