Regia di Bruce Beresford vedi scheda film
Tecniche di sopravvivenza di un gruppo di donne occidentali in un campo di prigionia giapponese durante la guerra nel Pacifico: imparano a riconoscersi simili al di là delle differenze di classe (c’è la signora della buona borghesia, la missionaria, la dottoressa, la suora, tutte mescolate insieme), resistono alle angherie del terribile comandante e mettono su un coro per avere un po’ di svago. Qualcuna muore, qualcuna se la vede brutta, ma molte arrivano a vedere la luce in fondo al tunnel. Il film è il tipico veicolo per interpretazioni femminili, e sotto questo aspetto non ci si può lamentare: occhio soprattutto alla giovane Cate Blanchett, che ha una bella scena madre (viene costretta a rimanere in ginocchio per ore sotto il sole cocente per punizione); certo, pecca di accademismo, ma in produzioni del genere è quasi inevitabile. Beresford dirige il traffico con la solita impersonale professionalità.
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