Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
Un capolavoro minore di sir Alfred.
Sono giorni, questi, in cui è di attualità il dibattito sull'episodio interattivo "Bandersnatch", disponibile su Netflix. Per chi non lo sapesse, allo spettatore è concessa la possibilità, durante la visione, di prendere decisioni sul prosieguo della storia e quindi di essere parte attiva del racconto. C'è chi lamenta una prevedibilità di fondo nella sceneggiatura, che conduce invariabilmente al medesimo finale; c'è invece chi elogia l'esperimento, il quale ha il pregio di essere una riflessione sulla narrativa, oltreché sul rapporto tra lo spettatore e l'opera, qui evidenziato in maniera assai esplicita. Ma che cosa c'entra Bandersnatch con Hitchcock, ed in particolare con L'ombra del dubbio? Pensiamo all'impianto del film. Abbiamo un uomo distinto, Cotten, che sta fuggendo da qualcuno, e per sparire dalla circolazione, ha l'idea di rifugiarsi presso la casa della sorella, in una ridente località californiana. Cela evidentemente un segreto - il suo personaggio potrebbe essere associabile al Cary Grant de Il sospetto - ma nella prima parte del film ci è difficile farci un'idea se sia un buono capitato per caso in un brutto affare, o un cattivo che si sta nascondendo dopo aver commesso un crimine. Scopriamo poi che quelli che lo stanno inseguendo sono dei poliziotti. Un dubbio viene risolto, un altro ne viene posto: i poliziotti stanno inseguendo anche un altro sospettato, nel Maine, e quindi, chi sarà l'innocente e chi il colpevole? Progressivamente le nubi si addensano proprio sopra Cotten, introducendo un'ulteriore incertezza ancora: la nipote, che tanto adorava suo zio, da quale parte si schiererà, dalla parte della giustizia o dalla parte dell'uomo che ha tradito la sua fiducia? Siamo di fronte a un'interattività latente. Il pubblico non può decidere in prima persona delle sorti dei personaggi, tuttavia è portato continuamente a interrogarsi circa i bivi ai quali la storia lo mette davanti. Che cosa succederebbe se i rapporti di forza nel film si invertissero, se Cotten in realtà fosse un personaggio positivo e coloro che lo inseguono degli spietati sicari inviati da qualche boss della malavita? O se Cotten fosse innocente e l'uomo del Maine colpevole? O se la ragazza, preso atto che lo zio è un poco di buono, si risolvesse ugualmente a dargli una mano? Tanti percorsi tutti diversi, tanti film tutti diversi. Il repertorio hitchcockiano, così intimamente fondato sulla tematica del doppio, è del resto pieno di film dove le nature dei personaggi rimangono in bilico, sospese sopra un filo di seta, indecifrabili fino in conclusione. La novità tanto sbandierata dell'episodio interattivo - graziosa, per carità - ma bisognosa di un telecomando e di una tecnologia per poter essere inverata, non regge il passo con i perfetti congegni hitchkochiani, che fanno affidamento unicamente sulla testa, e sul cuore, del pubblico.
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