Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
Forse è proprio qui che Hitchcock da' sfogo e dimostrazione della capacità di sciorinare una storia in modo ineccepibile, con i giusti appigli tra il passato e il presente, garantendo al racconto il ritmo consono a rendere la pellicola piacevolmente seguibile, accattivante fino all'ultima sequenza. Già a partire dalle prime inquadrature il regista gioca con i dettagli che però non utilizzerà se non in qualche sporadica scena, laddove lo si ritiene necessario, aguzzate la vista e lo noterete. Suggestivo l'utilizzo dei due personaggio omonimi: zio Charlie e la giovane Charlie (almeno nella versione originale), figlia maggiorie di Emma, di cui l'uomo in fuga è il fratello minore tanto viziato e amato, in fuga da un mistero che sarà proprio la nipote, a cui lo lega un affetto quasi incestuoso, a scoprire. L'assonanza tra i due è necessaria per l'intento del regista che, attraverso i comportamenti dei due antagonisti, interpretati rispettivamente da Joseph Cotten e Theresa Wright, ambedue all'apice della loro forma recitativa, che hanno il compito di personificare il bene e il male. L'utilizzo del bianco e nero non evita di garantire una buona fotografia, che viene oscurata nei momenti appropriati, garantendo, insieme alle musiche, i giusti punti di suspance. Inaspettato e ben costruito il finale che si svolge con maestria tra l'arguzia del regista e lo stupore dello spettatore. Uno dei primi esempi di pellicola dettagliata a cui il maestro ci abituerà, curando le sue opere in ogni particolare.
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