Regia di Richard Brooks vedi scheda film
Leggere il libro di Truman Capote è necessario, come anche vedere il film del 2006, sulla scelta di scrivere il romanzo ed i suoi contatti con gli assassini; singolarmente da un fatto di cronaca come questo, sono state fatte operazione più che interessanti, ad iniziare, cinematograficamente parlando, dal film di Richard Brooks, autore e sceneggiatore cinematografico americano, che esce in particolari esempi dagli schemi fissi che Hollywood propone, e quando a riesce a prendersi le sue autonomie fa delle cose che cinematograficamente reggono anche nel tempo. Un autore, che la critica ha sempre lasciato nel cantone, facendosi fuorviare da scelte obbligate dal sistema, riscattate poi da altre che le hanno cancellate alla grande, questo film ne è un esempio lampante di cinema indipendente, dove l'autore si prende tutte libertà espressive necessarie per portare avanti il suo discorso che parte proprio con la sua sceneggiatura esemplare, tratta da una più che approfondita lettura e comprensione di Capote. Brooks d'altra parte nasce come scrittore e solo in un secondo tempo passa al cinema e quindi conosce benissimo gli angoli significativi di un racconto e qui straordinariamente lo fa suo e lo porta ad una denuncia diversa ed ad un disegno della società giudicante che, malgrado l'efferatezza del caso, ci fa rimanere volutamente perplessi. Uno studio quasi documentaristico dei due assassini, con dei piccoli tratti che li distinguono e senza giustificarli celi disegnano portandoci lentamente al fatto, con brevi, ma efficaci flash-back. Uno studio del bianco e nero, scelta difficile commercialmente parlando, ormai nel 1967 anche il cinema drammatico era passato al colore, ma che richiama la base storica del genere tanto da catalogarlo efficacemente ed in maniera aggiornata nel genere. Un bianco e nero “colorato” in maniera forte ed interpretativa, tanto da accompagnare il racconto in maniera determinante. La musica di Quincy Jones è mitica. Una storia che fa rimanere perplessi, anche per la quasi non cercata causa dell'efferato plurimo delitto, non riuscendone e rinunciando di capire i risvolti, per paura di comprenderli e magari capirne le vere responsabilità che sono quelle di una società che dà vita a certe mostruosità.
fatto tragico e senza un movente, raccontato al meglio
un regista che quando ha avuto in mano il progetto senza condizionamenti ha dato il meglio questo, ne è un esempio grande
un volto prezioso, che purtroppo è andato a finire in Tv, anche se non al peggio
L'altra faccia del dramma, personaggio scabrosamente cinico
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