Regia di George C. Scott vedi scheda film
L'hanno chiamato un incidente. Lui lo chiamò omicidio. Era il loro complotto. Ci è andato di mezzo suo figlio..
George C. Scott su tutte le furie ... Per una buona ragione ... In "Rage"
Frasi di lancio originali del film
Brevi cenni di rama: Il Ranchero Dan Logan(George C. Scott) e suo figlio Chris(Nicolas Beauvy) vanno in campeggio durante la notte nella zona di Medicine Creek. Al mattino, Dan si sveglia per trovare Chris in preda a delirio e convulsioni. Altrove, dei militari della vicina base convocano una squadra di emergenza, annunciando super segretamente che si è verificato un incidente e che l'aerosol chimico MX3 è stato rilasciato accidentalmente in aria proprio sopra la zona del Medicine Creek. Dan e Chris sono intanto ricoverati in ospedale, così come i militari emittenti cominciano con le loro smentite ufficiali in televisione. Quando Chris muore e Logan lo trova nell'obitorio sotterraneo scoprendo anche che i medici militari sotto mentite spoglie quali l'abietto Dr. Holliford(Martin Sheen) gli hanno tenuto la terribile verità nascosta, egli evade dalla sua quarantena. Appropriandosi di armi e dinamite, Logan inizia dunque una personale vendetta, chiedendo che venga rivelata pubblicamente la verità e determinato a vendicarsi nei confronti dei responsabili.
George C. Scott emerse come importantissimo interprete alla fine degli anni cinquanta e trovò una larga fama nel corso dei sessanta con i suoi ruoli in titoli oramai veri e propri classici come, fra i quali, “Lo spaccone”(The Hustler) (1961) di Robert Rossen, “I Cinque volti dell'assassino”(The List of Adrian Messenger) (1963) di John Huston,”Il Dottor Stranamore: Ovvero come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba”(Dr. Strangelove or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb),(1964) di Stanley Kubrick, “Carta che vince, carta che perde”(The Flim-Flam Man)(1967) di Irvin Kershner e “Patton, generale d'acciaio” (1970). È stato nominato per un Academy Award ben due volte durante questo periodo e lo vinse con il celebre ruolo del generale Patton. Scott avrebbe quindi fatto il suo debutto alla regia con il film tv “The Trial Andersonville” (1970) e il suo vero e proprio debutto registico cinematografico con “Rage”,qui. Avrebbe poi diretto solo un altro film da unico regista con “The Savage is Loose” (1974) sulle tensioni tra una famiglia su di un'isola deserta.
George C. Scott non è d'altro canto nemmeno mai stato un attore che aveva paura di parlare e di rendere pubblici i suoi pensieri e le sue opinioni politiche. Questo bel film ne è certamente un caso eclatante, come per la sua seconda e ultima uscita registica, citata sopra. “The Andersonville Trial” era sì stato anch'esso un lavoro su alcuni famosissimi crimini di guerra veramente avvenuti durante la guerra civile americana, mentre con “Rage”(“La Notte del furore” nel titolo italiano con il quale venne distribuito nei cinema), Scott si libera con un volo pieno di rabbia contro i militari le loro cospirazioni e operazioni coperte, in un periodo quale il 1972, rovente per l'impegno militare in Vietnam. E mentre i temi sulla paranoia militare potranno oggi essere familiari, si deve ricordare che non lo erano affatto quando “Rage” venne girato – come detto questo era dopo tutto il tempo della guerra del Vietnam; Scott (che servì nei Marines nel corso degli anni quaranta) è chiaramente molto arrabbiato per la cultura militare delle operazioni coperte di questo periodo e rende questo suo spunto il classico film su di un uomo solo colpito in ciò che ha di più caro e per questo in lotta contro il sistema che l'ha provocato. Essendo un titolo dichiaratamente post- “La Notte dei morti viventi” (1968) ed espressione di quel periodo, non ci sono storie a lieto fine da poter essere trovate.
D'altra parte, “Rage” è un film che funziona molto bene e in piena autonomia, toccando più volte corde parecchio toccanti e amare . Per lo più segue un ritmo di attesa e analisi di una situazione che porta un uomo al colmo dell'esasperazione, e della disperazione, fondandosi con la rappresentazione psicologica del protagonista felicemente tra quelli che potevano essere i clichè del filone ecologista della SciFi dei settanta. Non è mai un film che vuole attanagliare con la sua intensità lo spettatore– e di certo, la vendetta pianificata da George C. Scott non cerca mai di planare nel sensazionalismo visivo, atto a scioccare con la visceralità rosso sangue di un qualcosa come il suo contemporaneo Charles Bronson ne “Il Giustiziere della notte”(Death Wish) (1974) di Michael Winner, due anni dopo. Tuttavia, Scott si rivelò anche un regista inaspettatamente elegante. Con una particolare abilità di creazione di questi rallenti e tagli di montaggio che intersecano una sequenza da una diversa scena all'altra nello spazio di un singolo movimento della cinepresa- non vi è solo la gran bella panoramica del passato di Scott dal pick-up di partenza su per la collina per arrivare alla tenda già eretta in cima, o la mano di Nicolas Beauvy con uno yo-yo in essa che cade come la porta del camioncino viene aperta per poi cadere ancora all'interno dell'ospedale. Il film è pieno, di strani effettistici ralenti della macchina da presa quasi si trattasse di momenti onirici come nel montaggio della morte “annunciata” del gatto- che non potranno forse aggiungere effettivamente nulla, ma almeno contribuiscono a erigere un'atmosfera insolita. Questo è certamente il contributo maggiormente personale di George C. Scott al suo film, seppur l'interpretazione del protagonista, dalla testa che sembra intagliata nel granito, con gli occhi come proiettili e le sopracciglia più folte e lunghe della lunghezza dei suoi capelli, abbia anch'essa da offrire. Se il titolo originale (“Rabbia”) si riferisce alla emozione principale del personaggio, ci si dovesse basare sull'espressione di Scott sicuramente il titolo più appropriato sarebbe stato “Stoicismo'.
Mai uscito in digitale in Italia, sopravvive nella splendida vhs da nolo della Warner, pubblicata nel 1988. E' stato recentemente pubblicato in dvd in un edizione rimasterizzata dalla mai abbastanza benemerita Warner Archive, in R1.
Tratto dal romanzo fantapolitico di Philip Friedman, si basò su su di un incidente veramente accaduto in Utah, vicino a Dugway.
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